Regia di Vincenzo Verdecchi vedi scheda film
Valentino, editore senza scrupoli, alla morte del padre si mette sulle tracce della mitica tromba del Grande Torino, suonata al Filadelfia quando la squadra doveva essere spronata. La stessa tromba che suonava nel 1949 un giovane operaio, scelto come tramite da un inviato della federazione inglese per un contatto con Valentino Mazzola, pochi giorni prima del disastro di Superga. Tra passato e presente, non è così difficile intuire i legami tra i vari personaggi. Ma le ambizioni del film vanno ben al di là della sceneggiatura, perché tramite il ricordo del Grande Toro si cerca di rievocare una mitologia condivisa. La tragedia di Superga fu un dolore vissuto dall’Italia intera, e si sa quanto la consapevolezza identitaria di una nazione passi soprattutto attraverso i suoi lutti e i sacrifici collettivi. C’è da chiedersi quale Italia, con l’evocazione di questa storia, gli autori rimpiangano. Forse la stessa del personaggio (non a caso?) più simpatico, Dino Abbrescia, che dice di essere fascista perché niente lo ha convinto che fosse meglio essere qualcos’altro. Film di “interesse nazionale”, ovviamente, ma la fattura è da fiction Tv di gran lusso, tipo Renzo Martinelli. Il cinema sta altrove.
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