Regia di Asia Argento vedi scheda film
Jeremiah è il bambino di Sarah. Nomi biblici, e in effetti è di un esodo che parla questo Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, opera seconda di Asia Argento (se si eccettua un episodio del film collettivo De-generazione) tratta dall’omonimo romanzo di J.T. Leroy. L’esodo in questione, la fuga “morale”, è quella di una madre mezza pazza e di suo figlio, spesso e volentieri lasciato in balia degli eventi. Vale a dire, nell’ordine: fidanzati picchiatori e pedofili, nonni maniaci pentecostali, camionisti puttanieri, amanti ammantati di mistero… Nell’impossibilità di avere a che fare con una figura paterna sana, al piccolo Jeremiah non resta che identificarsi con la madre debosciata Sarah, anche lei vittima, incapace di fronteggiare quella sorta di “male dentro” che distrugge la sua anima e quella degli States. Testo sottilmente politico, quello di Leroy, che descrive un’America puttana e ipocritamente perbenista, ben elaborato dalla regista Asia con stile vintage. Molta psichedelia, un tocco del Gus Van Sant degli esordi (Drugstore Cowboy), persino il ricorso a grezze animazioni grafiche come in certo cinema sperimentale. Lo sguardo è derivativo ma pertinente, la narrazione “malata” a sufficienza, l’ispirazione della Argento acerba ma autentica.
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