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Britannia Hospital

Regia di Lindsay Anderson vedi scheda film

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La recensione su Britannia Hospital

di mm40
4 stelle

In un ospedale inglese i pazienti che pagano di più vengono trattati con maggiori cure. Fuori, a causa di questa disparità di trattamento, imperversano le proteste, a cui si uniscono gli oppositori di un dittatore africano ricoverato in quella stessa clinica. Una troupe televisiva intanto cerca di penetrare di nascosto nell'edificio, per indagare sul misterioso progetto Genesis che un illustre professore sta mettendo in piedi.

 

Terzo capitolo della saga di Mick Travis, Britannia hospital vede impegnato il solito trio: regia di Lindsay Anderson, davanti alla macchina da presa Malcolm McDowell e David Sherwin per la sceneggiatura; la differenza fra i precedenti Se... (1968) e O lucky man! (1973) è però fin da subito chiaramente visibile. Il primo titolo era sostanzialmente drammatico con forti venature di denuncia sociale; il secondo era una commedia impregnata di satira e qui siamo invece di fronte a una pellicola espressamente comica, di una comicità perfino sbracata, quasi demenziale, nella quale peraltro McDowell/Travis riveste un ruolo sì importante per la trama, ma non centrale nella narrazione. La costante di fondo della trilogia è comunque una veemente critica al vetriolo nei confronti delle istituzioni britanniche: il sistema dell'istruzione in Se..., quello del lavoro in O lucky man! e la sanità in Britannia hospital: presumibilmente non si tratta di un caso se a ciascun film corrisponde un'età della vita. A fare la parte del leone sul set di quest'ultimo lavoro sono Leonard Rossiter, Brian Pettifer, Graham Crowden, Jill Bennett e Marsha Hunt, con una particina per Mark Hamill e Gladys Crosby nei panni della Regina d'Inghilterra; il risultato nel complesso delude un po' dal punto di vista della tenuta narrativa, 'ammorbidita' dagli elementi ridanciani inseriti nella storia, anche se di tanto in tanto qualche tocco surreale (la scena nella stanza di Ngami, per es.) non guasta. 4/10.

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