Regia di Jacques Rivette vedi scheda film
Tre persone stanno recitando uno spettacolo in un appartamento. Uno degli spettatori invita il terzetto a prendere parte a una recita in una villa dove tutti recitano… di essere attori in una recita.
L’amour par terre – L’amore in pezzi è un monumentale tributo al mestiere dell’attore, professione schizofrenica e folle per eccellenza. Pur non avendo rivestito tale ruolo se non ne La memoire courte (di Eduardo De Gregorio, 1979) e in qualche comparsata non accreditata in film suoi o di amici, Jacques Rivette conosce naturalmente bene – e da vicinissimo – le sofferenze interiori quotidiane di chi è costretto per tutta la vita a essere qualcun altro, a indossare una maschera, a doversi comportare come qualcun altro gli chiede e infine a non sapere più chi realmente sia; il regista francese scrive così, insieme a un tris femminile composto da Pascal Bonitzer, Marilù Parolini e Suzanne Schiffman, la sceneggiatura di questa pellicola che fin da subito si mostra ostica e cervellotica nel perfetto stile di Rivette. Ma cinema e teatro – da sempre intersecati nei lavori dell’autore – non sono solo qui e ora, sono anche memoria, premonizione e fuga dalla realtà: recitare è vivere un’altra vita, precedente, posteriore o parallela che sia, non meno affascinante di quella di tutti i giorni: tanto che spesso e volentieri non è il teatro a imitare la vita, ma il contrario. La durata smisurata, quasi tre ore, lascia un po’ di amaro in bocca, ma la direzione di Rivette è come sempre sicura e godibile; in suo soccorso viene inoltre un ottimo cast composto, fra gli altri, da Geraldine Chaplin, Jane Birkin, André Dussolier, Isabelle Linnartz, Jean-Pierre Kalfon, Laszlo Szabo ed Eva Roelens. 6/10.
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