Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Un film commovente, ma nel senso migliore: fin dall'inizio, la celebrazione dell'anniversario della fine della guerra in chiesa, con le inquadrature minacciose di armi e divise militari, poi la disperazione di Paul (Holmes), che non riesce a darsi pace per aver ucciso in guerra il tedesco Walter; e ne rivediamo gli ultimi momenti, entrambi violinisti e contrari alla guerra, Walter morente e Paul che gli solleva il capo e lo aiuta a firmare la lettera che aveva appena finito di scrivere alla fidanzata Elsa (Carroll). L'indignazione per il prete che gli dice che uccidere era il suo dovere, la sorpresa sgomenta del prete che si sta accorgendo solo ora dell'enormità di ciò che sempre gli avevano insegnato e lui aveva ripetuto; continua a non sapere aiutarlo, ma approva la decisione di Paul di andare a cercare la famiglia di Walter e chieder loro il perdono: approva dicendogli che Dio lo accompagna. Quasi a riconoscere che Dio è con Paul e non con la chiesa ipocrita né con chi usa le armi. E continua così, denunciando le ipocrisie della morale ufficiale, e offrendo esempi di gente che si corregge, che cambia idea grazie a nobili esempi altrui; un po’, con toni molto più drammatici, ciò che Il ventaglio di Lady Wintermere aveva fatto con toni da commedia. Ma in fondo è lo spirito di Lubitsch sempre. Ed è condotto molto bene, senza eccessi retorici, e come sempre con un uso efficacissimo e sapiente delle espressioni degli attori, che "parlano" anche nei film muti, e qui appoggiano le parole e le rendono più credibili. Molto bravi i genitori, ma in particolare il padre (Barrymore), che passa con molta verità dall'odio verso i francesi che gli hanno rapito il figlio all'amore per quel francese che glielo restituisce nel ricordo, al riconoscimento della colpa propria e della propria generazione, che ha mandato i figli a morire in guerra, e non dei giovani inviati, da entrambe le parti, a uccidere e morire spesso contro voglia. È reso credibile anche il cambio di comportamento di Paul, che di fronte alle varie reazioni dei tre membri della famiglia di Walter non osa più dire direttamente che è stato lui ad ucciderlo, e poco per volta si trova cosretto ad una recita prolungata che diventa vera, in particolare quando suona il violino di Walter riprendendone la "ninnananna interrotta" del titolo originale.
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