Paul Renaud, giovane francese scampato all'inferno della Prima guerra mondiale, ha un enorme peso sulla coscienza: nel corso di una battaglia ha ucciso Walter Holderlin, un suo coetaneo tedesco. Per sfuggire al senso di colpa che lo attanaglia si reca dalla famiglia del defunto sotto falso nome. Verrà accettato come un figlio.
Note
Nella filmografia di Ernst Lubitsch, questo _L'uomo che ho ucciso_ ha un posto molto particolare, perché il regista compie un'incursione nel genere melodrammatico con lacrime e pietismo a volontà. All'epoca piacque molto anche per il soggetto dichiaratamente pacifista. Tratto da _L'homme que j'ai tué_ di Maurice Rostand.
Dopo la grande guerra un francese va a trovare i genitori del soldato tedesco che ha ucciso in battaglia: vorrebbe chiedere perdono, ma per un equivoco viene creduto un amico del morto, che aveva trascorso due anni a Parigi, e lui non ha il coraggio di dire la verità. Il Lubitsch che proprio non ti aspetti, oltretutto nello stesso anno di Mancia competente: non rinuncia del tutto alle… leggi tutto
E' un film drammatico sulla terribile realtà della guerra, con la scia di morti e di odio che si trascina dietro. La pellicola mi sembra inoltre meditare sull'assurdità della guerra stessa, che porta uomini estranei, che non hanno nulla di personale l'uno contro l'altro, o peggio che erano amici da civili, ad uccidersi l'un l'altro senza una vera ragione che non sia la ragion di stato. In… leggi tutto
Parabola esplicitamente contro la guerra che non appartiene al repertorio più classico dell'esperto di commedie Lubitsch, ma che comunque il regista di origine tedesca sa portare a compimento con buon mestiere e conferendo i doverosi toni retorici alla narrazione. Trionfano i buoni sentimenti e non c'è traccia dell'ironia sottile del regista. C'è spazio però -… leggi tutto
Il film di per se ha uno svolgimento ed una trama ideali, è esattamente quello che ci aspetiamo accada.
Anche l'accettazione, così improvvisa e così tenace fanno un po' parte della profonda volontà umana di riconciliarsi col mondo e con se stessi, di colmare un vuoto troppo importante per rimanere tale. Un cuore nuovo e pulsante per dare nuova vita e linfa a…
Il primo Dopoguerra era un filo teso come una corda di violino, costretto da una prima guerra mondiale distruttiva e dal sentore di una seconda guerra. Sulla scia di All Quiet on the Western Front di Lewis Milestone, ma, se vogliamo, anche sull'onda dei Persiani di Eschilo, Lubtisch guarda alla sua vicenda dal punto di vista dei nemici per eccellenza durante la Grande Guerra, i tedeschi, e lo fa…
Si concludeva ieri sera 16 dicembre 2014 la rassegna di cinema franco-tedesco ad opera del Goethe Institut e dell'Institut Français dei Cantieri Culturali della Zisa a Palermo, una cinerassegna ricchissima di…
Lontani dalla sua filmografia scoppiettante e travolgente, questo film appartiene alla produzione minore del divino Lubitsch ma ancor di più appartiene alla coscienza europea. Con questa categoria voglio considerare quei film che, a cavallo tra le due guerre, cioè tra l’elaborazione del lutto bellico del quattordici-diciotto e l’inconscia premonizione del prossimo…
Dopo la grande guerra un francese va a trovare i genitori del soldato tedesco che ha ucciso in battaglia: vorrebbe chiedere perdono, ma per un equivoco viene creduto un amico del morto, che aveva trascorso due anni a Parigi, e lui non ha il coraggio di dire la verità. Il Lubitsch che proprio non ti aspetti, oltretutto nello stesso anno di Mancia competente: non rinuncia del tutto alle…
Un film commovente, ma nel senso migliore: fin dall'inizio, la celebrazione dell'anniversario della fine della guerra in chiesa, con le inquadrature minacciose di armi e divise militari, poi la disperazione di Paul (Holmes), che non riesce a darsi pace per aver ucciso in guerra il tedesco Walter; e ne rivediamo gli ultimi momenti, entrambi violinisti e contrari alla guerra, Walter morente…
E' un film drammatico sulla terribile realtà della guerra, con la scia di morti e di odio che si trascina dietro. La pellicola mi sembra inoltre meditare sull'assurdità della guerra stessa, che porta uomini estranei, che non hanno nulla di personale l'uno contro l'altro, o peggio che erano amici da civili, ad uccidersi l'un l'altro senza una vera ragione che non sia la ragion di stato. In…
Parabola esplicitamente contro la guerra che non appartiene al repertorio più classico dell'esperto di commedie Lubitsch, ma che comunque il regista di origine tedesca sa portare a compimento con buon mestiere e conferendo i doverosi toni retorici alla narrazione. Trionfano i buoni sentimenti e non c'è traccia dell'ironia sottile del regista. C'è spazio però -…
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Commenti (1) vedi tutti
L'amore non ha colore o nazionalità.
leggi la recensione completa di Brady