Regia di John Hughes vedi scheda film
Kammerspiel con adolescenti in dialogo-sfida, rinchiusi in un'aula scolastica.
Apprezzabile nelle intenzioni, ma l'insieme mi è sembrato un po' farraginoso, e un po' sgradevole.
L'idea, credo, era di mostrare la crisi dell'adolescenza degli anni '80, e la distanza e l'incomprensione tra adolescenti e genitori, in primo luogo, e insegnanti in secondo. I genitori sono distanti, impegnati, inafferrabili; in certi casi sono crudeli, oppure idealizzano i figli. Insomma, tra figli e genitori c'è un fossato di incomunicabilità che sembra incolmabile. Quanto agli insegnanti, questi esercitano un'autorità schematica e insensibile, che spesso si traduce in una sfida di carattere personale. L'insegnante del film - uomo un po' patetico nella sua ostinazione e pieno di insicurezze - si accanisce contro il bullo, ma non ottiene da lui nulla di concreto. Forse, a minare la sua autorità agli occhi del ragazzo è proprio quell'aria di sfida personale, perché è abbastanza evidente che sia così. Se sfida personale è, allora neppure il professore crede alla propria autorità, e ne cerca quindi conferma e legittimazione. Il bullo se ne accorge, e per questo lo disprezza. Questa, almeno la mia diagnosi.
Da una parte i ragazzi suscitano compassione, per il non essere capiti, ascoltati, considerati, dall'altra non posso dire che siano simpatici, come pure la loro discussione è fin troppo ruvida e stridente. Ne esce una pellicola tesa, ma anche abbastanza sgradevole per la continua violenza psicologica che percepiamo.
John Hughes indica una via d'uscita positiva, ma il gioco mi è sembrato un po' troppo cerebrale e freddo per appassionarmi.
Le interpretazioni sono buone, i dialoghi densi, e il film è comunque da apprezzare per il suo coraggio, visto che girare un film di adolescenti in dialogo in un aula scolastica non era, e non è proprio alla moda.
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