Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film
Mi ricordo che fu trasmesso da Raitre in prima serata negli anni '90. Da allora è sparito dalla circolazione. Eppure è un film dal sicuro valore, come quasi tutti quelli di Wajda. E' la storia vera del dott. Korczak, che fu deportato con gli orfanelli del suo orfanotrofio dapprima nel ghetto di Varsavia, e poi nel lager di Treblinka, dove morirono tutti. Quello era infatti il campo di sterminio dei bambini (sembra impossibile che siano esistite certe cose).
Wajda sceglie il bianco e nero credo anche per inserire con facilità materiali originali dell'epoca, cioè certi spezzoni abbastanza impressionanti filmati appunto nel ghetto. Il clima di violenza e di persecuzione degli ebrei è ben ricostruito, e ci sono alcune sequenze particolarmente efficaci nella loro crudezza: come i diversi pestaggi di adulti indifesi e bambini ebrei da parte delle guardie, e la scena dell'uomo sul tram che lancia di nascosto pagnotte ai bambini affamati che vagano per le vie. Di nascosto ma non abbastaza, perché viene sorpreso da una guardia e fucilato sul posto. Anche il clima di antisemitismo diffuso tra i non ebrei è reso con pochi ma efficaci tratti.
Il dottore protagonista, con la sua filosofia umanitaria, è un po' una figura emblematica di oppositore al nazismo in nome della dignità dell'essere umano. E' anche un uomo forte e di coscienza, che preferisce morire piuttosto che sopravvivere da vile. Il suo coraggio nel protestare sfacciatamente ai nazisti per le loro vessazioni va venire il pensiero che forse quelle tragedie sarebbero state meno tragiche se ci fossero stati più uomini come lui. Nelle scene finali, dove il dottore marcia in processione con gli orfanelli verso il treno, il rischio della retorica era dietro l'angolo, ma Wajda riesce ad evitarlo.
Solo una frase non mi è piaciuta, quando cioè Korczak dice che non ci devono essere maestri, perché su di essi si basano le tirannie. Io dico che dipende tutto da cosa insegnano, e poi il dottore stesso è maestro e come per i bambini dell'orfanotrofio. Insegna loro molte cose, li rimprovera, li sprona, li consiglia.
Da paragonare a "Il pianista" di Polanski (per l'ambientazione nel ghetto di Varsavia) e naturalmente da riscoprire.
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