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Regia di John Carpenter vedi scheda film

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La recensione su Fog

di tafo
8 stelle

Il peccato originale fondativo della civiltà cristiana diventa il peccato originario di una piccola comunità americana isolata dal resto del paese. La nebbia elemento naturalmente innocuo e poco visibile diventa denso e minacciosamente imprendibile che ti avvolge nella sua fredda e glaciale stretta. Non c’è scampo per gli ignari abitanti di Antonio Bay, sei di loro devono morire come cento anni prima sei di quelli furono sacrificati per costruire la sopravvivenza e la fortuna della comunità. L’iniziale racconto per non far dormire i bambini, favola raccontata per introdurre il film nel gotico americano, diventa la storia di un isola sconvolta da strani eventi. La nebbia porta con sé qualcosa di ignoto e rimosso che nel giorno delle celebrazioni vuole mostrare a tutti la vera nascita della loro nazione, tragica e violenta e non certo volenterosa e pioneristica. Nella leggenda dell’isola non c’è niente di leggendario e per vedere chiaramente le cose bisogna rendere palpabile l’impalpabile. Un cinema concreto fatto di vetri rotti e di allarmi che scattano di un Carpenter deciso a svelare il cuore nero di un paese sempre costretto a nascondere le proprie colpe storiche per ammantarle nel mito della spazio da conquistare a costo anche di sacrificare il diverso,nella giustificazione della strage di innocenti necessaria alla civiltà , fino al punto da dimenticare la pietà e la compassione cristiane. La vendetta per il nostro non è soltanto la trama del film ma diventa la cattiva coscienza di un popolo costretto a vedere come nasce il proprio sogno di libertà. Il regista ci mette sia la mostruosità dei vendicatori, sia la sensazione di assedio, Hitchcock e Corman, l’inevitabilità della vendetta e l’impossibilità della normalità.

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