Regia di John Carpenter vedi scheda film
Vedere un Carpenter è come leggere un vecchio libro dell'800. E' in grado di creare delle atmosfere e delle suggestioni tipicamente letterarie, che però con il valore aggiunto di immagini, musiche, montaggio e recitazione, assumono una dimensione immaginifica unica: che è poi il cinema. E Carpenter fa cinema vero. Purtroppo oggi i film horror cercano nuovi registri per trovarsi dei nuovi spettatori. Penso e ripenso alle contaminazioni videoclippare di certi film del terrore che di terrore non hanno nulla. Sfoggiano solo grandi effetti speciali ridondanti, dei costumi e un trucco cmq notevoli, ma nient'altro. La recitazione latita, la regia scappa ad ubriacarsi per dimenticare, la sceneggiatura si autoesilia per pietà, e le idee si scavano da sole la fossa. Daltronde se la prerogativa per fare del "nuovo" cinema horror è contaminarlo con le alte tecnologia portando Jason nello spazio, e come lui Dracula, Van Helsing, Lupi Mannari sulla luna, ecc..., non possiamo sperare di andare al cinema e vedere un vero horror. Ammettiamolo, ci sono eccome i grandi horror anche contemporanei. Non viviamo di sola nostalgia. Ma per la maggiore vanno proprio quei pseudo-horror (perchè insisto a dire che di horror han ben poco), completamente antitetici a quelli di Carpenter.
I livelli narrativi di "The Fog" e l'impercettibile divisione tra reale e fantastico sono i due elementi fondanti, non solo di questo bellissimo film, ma di molti film carpenteriani. Come nota Fabrizio Liberti, John Carpenter è molto in debito con Lovecraft più che il citato Poe. E' quindi sua prerogativa cercare delle soluzioni narrative vicine alla letterarietà, ma nonostante questo anche propulsori di certo cinema: quello Sci-Fi con cui il regista è cresciuto, e quello hitchcockiano a cui "The Fog" strizza l'occhio in più occasioni.
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