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I gringos non perdonano

Regia di Albert Cardiff (Alberto Cardone) vedi scheda film

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La recensione su I gringos non perdonano

di giurista81
4 stelle

Coproduzione italo-franco-tedesca portata in scena da Alberto Cardone che gode di una fama inferiore a quella che meriterebbe e che si segnala tra i primissimi esempi di western italiano prima della rivoluzione determinata dall'avvento di Sergio Leone. Il film, infatti, è ancora fortemente legato agli stilemi del western fordiano (quello con la cavalleria e gli indiani contrapposti) e più nel dettaglio, per una certa rivalutazione degli indiani (un decennio prima del c.d. revisionismo), ai western prodotti per il circuito tedesco (i cosiddetti sauerkraut western in voga nel periodo sulla scia dei successi della saga Winnetou).

Ciò che è possibile comprendere dalla visione sono le doti registiche di Cardone. Il regista ligure, che qualche anno dopo si farà ricordare per la “trilogia della scommessa” (un terno di western che hanno in 1.000 Dollari sul Nero il suo apice), mette a frutto le esperienze maturate in veste di assistente alla regia di kolassal quali Ben Hur (1959) e di altri film di minore budget (avventurosi e peplum) votati all'azione e all'intrattenimento per confezionare spettacolari scene di massa con ampio coinvolgimento di comparse. Pur dimenticabile per quel che riguarda la scrittura (lotta tra un avido latifondista e i coloni, con sfruttamento degli indiani abbindolati e fatti scatenare dal latifondista contro l'esercito americano), il film mette in scena delle ottime scene d'azione (inseguimenti a cavallo, cadute, sparatorie), tra i canyon di fortuna che reggono al confronto con quelli americani. Cardone gioca molto abilmente con le camera car, fa vedere il sangue che sgorga dalle ferite e regala un epilogo di alto spessore. Purtroppo, il ritmo non è garantito per tutto il corso del film. Tra difetti e alcuni momenti soporiferi, resta tuttavia una prova più che apprezzabile. Il cast artistico non è degno di particolare nota. Sale in cattedra Horst Frank (con un improbabile gilè arancio fotonico), di gran lunga il migliore, pur se in un ruolo di supporto. C'è anche Joseph Egger in quel ruolo del vecchietto del paese che emulerà per Sergio Leone nei primi due capitoli della trilogia del dollaro. Tra gli altri, si notano Enio Girolami (fratello di Castellari), Luciano Stella (Tony Kendall) e un mediocre Brad Harris, fresco arrivo dai peplum.

Buona la fotografia di Hans Jura, meno interessante la colonna sonora, ancora tedesca, firmata da Gert Wilden. Esempio superiore alla media dei western europei prima della trasformazione dovuta ai successi al botteghino dei western "smargiassi" di Leone e Tessari.

 

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