Regia di Martin Campbell vedi scheda film
Se amate la montagna; e se pensate che un alpinista, sospeso su un precipizio himalayano e aggrappato ad un fiocco di neve con la punta di una piccozza, possa sostenerne altri cinque reggendoli con una mano sola, questo è il vostro film. Altrimenti, andate al mare. L’inizio è promettente: un’aquila sorvola la Monument Valley mentre qualcuno fischietta “Take It to the Limit” degli Eagles (le aquile, appunto). Una comitiva di alpinisti affronta una parete. Poi succede il patatrac: restano tutti in bilico, e uno di loro - padre degli altri due - si sacrifica per i rampolli. Ritroviamo i due fratelli anni dopo: la ragazza insiste ad arrampicarsi e sta per affrontare il K2, il ragazzo si è dato, più prudentemente, alla fotografia naturalistica. Ma quando lei si mette nei guai, scommettete che sarà lui a sfidare la seconda montagna del pianeta per salvare la sorellina e onorare la memoria paterna? Martin Campbell (“Goldeneye”, “La maschera di Zorro”) filma il tutto con un occhio agli effetti digitali e l’altro al congruo assegno incassato a fine riprese. L’attore più espressivo è il monte neozelandese che “doppia” il K2. Ignoriamo il suo nome, peccato: lui è da Oscar, sul resto stendiamo un velo (di ghiaccio).
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