Regia di William Lustig vedi scheda film
Uomo all'apparenza mite e solitario, in realtà Frank Zito è un pericoloso schizofrenico paranoico ossessionato dalla figura materna (una prostituta morta anni prima) che uccide giovani donne per addobbare, con i loro scalpi, le teste di manichini femminili che colleziona nell'angusto bugigattolo di New York dove vive.
Dopo una serie di efferati omicidi che mettono in serio allarme la città, si fa sfuggire la sua ultima vittima, finendo la sua disperata e folle corsa nel letto della sua abitazione dove trova la morte per sua stessa mano.
Dal soggetto e la sceneggiatura del suo attore principale (il caratterista Joe Spinell,qui anche produttore), William Lusting ricava un efficace e claustrofobico trhiller metropolitano che, salvo ripercorrere i luoghi comuni di un genere con esempi ben più rimarchevoli (uno fra tutti il serrato 'Ispettore Callaghan: il caso "Scorpio" è tuo!!' 1971 - del maestro Don Siegel) si apprezza per alcuni originali dettagli della messa in scena che riproducono le ossessioni 'in soggettiva' di una compulsione omicida (già teorizzate nel classico inglese del 1960 'Peeping Tom' di Michael Powell) e per l'inquietante immaginario edipico di una raccapricciante collezione di manichini orrendamente acconciati nella squallida 'casa di bambole' del suo disturbato protagonista.
Narrativamente modesto, riproduce il classico schema di un'iterazione della compulsione predatoria (con tanto di vittime sacrificali inspiegabilmente disponibili verso uno sconosciuto dall'aria poco rassicurante) e di quell'armamentario slasher che fece la fortuna dello specialista Tom Savini (qui anche in un piccolo ruolo) e del cinema horror di tutto il decennio, mancando da un lato le più complicate articolazioni di scrittura della detective story e dall'altro limitandosi a ridurre pretestuosamente le motivazioni psicologiche di una fenomenologia del disturbo psichico alla vaga eziologia di un'ossessione edipica (una madre puttana ed un passato di sevizie e questo è il risultato!). Pur con i limiti di un meccanismo cinematografico tanto grossolano, il film di Lusting mostra una buona propensione a riprodurre con un certo rigore un efficace climax di tensione e di latenti pulsioni misogine, precipitando tuttavia in un finale (sicuramente il momento più delicato di una sceneggiatura che si rispetti) dove l'immaginario fantastico-onirico sostituisce il macabro realismo che sembrava sorreggere credibilmente tutta la storia. Ottima la prova del buon Joe Spinell che presta il suo volto butterato da meticcio italo-americano alle lombrosiane fattezze del più classico dei maniaci omicidi e da ricordare, tra le indovinate nenie dell'inquietante soundtrack di Jay Chattaway, la piccola curiosità per i nostalgici del tempo da riscoprire nella voce di Gino Bramieri che canta 'Non gettarmi la sabbia negli occhi' come sottofondo di una romantica cena a due. Rifatto da Franck Khalfoun nel 2012 con il meno credibile Elijah Wood nel ruolo che fu di proprio di Spinell.
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