Regia di William Lustig vedi scheda film
William Lustig debutta alla regia con questo “Maniac”, pellicola destinata a ritagliarsi un piccolo grande spazio nell’olimpo dei B-Movies meritevoli di essere definiti cult.
Se fosse girato oggi “Maniac” sarebbe un esplicito omaggio alla produzione di genere made in Italy e forse già negli ’80 Lustig e Joe Spinell (cosceneggiatore e autore del soggetto) erano dei fans del nostro caro cinema di serie B.
Nell’opera, infatti, appaiono evidenti omaggi a Umberto Lenzi (il riferimento va a “Spasmo” e al particoalre rapporto che si instaura tra il serial killer e i manichini), a Dario Argento (vedi la lunga sequenza nella metropolitana, che sarà poi in parte citata a suo volta da Argento in “Non ho Sonno”) e a Lucio Fulci (vedi le favolose scene – da un punto di vista scenografico - ambientate in un cimitero avvolto dalla nebbia, con tanto di zombie che fuoriesce dalla tomba). Al di là di ciò, però, l’opera vive di una propria autonomia ed è una delle prime a privelegiare la caratterizzazione del c.d. “psycho killer” sullo sviluppo narrativo della storia. In altri termini, in “Maniac” non si assiste alla classica storia con il killer che uccide e la polizia che gli da la caccia, ma al centro del tutto c’è l’assassino e i suoi tormenti mentali. Lo spettatore viene bombaradato dalle ossessioni del maniaco (compresa la paura dell’abbandono e il contornarsi di feticci), dalle paranoie che riemergono dal passato, dai suoi deliri.
Al duo Lustig – Spinell non interessa tanto intrattenere lo spettatore, ma mostare la decadenza fisica e sociale in cui (di solito) si trova un killer chi si rende partecipe di certi delitti.
Gli sceneggiatori non si scordano di evidenziare le doti camaleontiche e manipolatorie del maniaco e come questo, nella vita privata, possa sembrare una persona gentile e onesta (a un certo punto, sembra quasi che stia per avere una vita normale, ma è tutto un’illusione: le tare sono troppo forti per restare assopite). Tutti questi aspetti sono molto curati (è presente anche l’elemento della firma, costituita dal prelievo dello scalpo) tanto da fare di “Maniac”, insieme al successivo “Henry Pioggia di Sangue”, una delle opere più vicine alla realtà. Si tratta quindi di un film diverso dall’ordinario anche se confezionato con classico gusto per il genere. Lustig adotta un taglio europeo con carrellate, zoom, soggettive e grande gusto per il macabro (teste che esplodono, altre che vengono staccate dal corpo, sgozzamenti, scalpi, depezzamenti, strozzamenti). Ne deriva un’opera molto violenta e a lunghi tratti disturbante, grazie anche all’ottima colonna sonora e ai deliranti effetti sonori (con respiri affannati e sussurri inquietanti).
Gli attori sono assai bravi. Joe Spinell (“Rocky”, “Star Crash”), in particolare, fa davvero paura, con le sue continue espressioni schizzate. Bene anche la bella Caroline Munro che ritorna a lavorare con Spinell dopo la partecipazione nello sci-fi diretto da Luigi Cozzi “Star Crash – Scontri stellari oltre la terza dimensione”. Cammeo per un giovanissimo Tom Savini (ovviamente autore anche del make up). Perfette scenografie e fotografia.
In conclusione siamo al cospetto di un’opera che, seppur priva di una trama solida, si disinteressa delle “politiche commerciali” abbandonando la strada dell’intreccio giallo (sicuramente più incisivo se si mira a coinvolgere il pubblico), per proporre uno spaccato di vita di un folle maniaco. Da avere nella videoteca di ogni amante di B-Movies. Memorabile. Voto: 8
Ottima.
Bella e nella circostanza anche discreta a livello recitativo.
Credo di poter dire che nell'occasione offre la sua migliore prestazione di sempre. Inquietante.
Molto bene, con almeno tre sequenze notevoli (sequenza della metropolitana, sequenza del cimitero, epilogo).
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