Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film
Porco rosso è un leggendario aviatore, esodato dall’aviazione italiana e che ora vive, nell’Italia a cavallo tra le due guerre mondiali, dando la caccia ai pirati del cielo; il suo idro-caccia, arrabattato ma fiero, un giorno incrocia quello pilotato dell’americano Curtis, un mercenario ingaggiato dai pirati del cielo per sconfiggere Porco Rosso e diventare anch’egli una leggenda dei cieli. Porco dunque ha bisogno di un’aggiustatina al suo idrovolante rosso: ci penseranno Fio e suo nonno ad aiutarlo nell’intento…
“Porco rosso” è un film di Hayao Miyazaki del 1992, tratto dal suo stesso manga “Hikotei Jidal”. La versione italiana del film ha avuto una genesi decisamente turbolenta, tanto che ha dovuto passare per una versione per il solo mercato dell’home video (ed intitolata “Il maiale rosso”, del 2003, soltanto sottotitolata in italiano) e poi per l’adattamento uscito nelle sale italiane dopo l’anteprima al festival di Roma del 2010. Tanto sudore per realizzarne una versione indirizzata al Belpaese è giustificato, oltre che dalla bontà del prodotto, come tutti quelli usciti dalla matita del leggendario autore nipponico, soprattutto dal fatto che il film è ambientato in Italia ed in un periodo significativo della sua storia. Da questo punto di vista, è interessante la visione che il regista giapponese (qui anche sceneggiatore) ha proprio dell’Italia del ventennio fascista: l’Italia del ventennio è caratterizzata da ambientazioni dal fascino architettonico poetico, in cui i numerosi messaggi su cartelli, insegne o targhe automobilistiche sono scritte in italiano doverosamente (anche se in maniera grammaticalmente e lessicalmente spesso errata).
Grande valore al film lo conferisce il protagonista: Porco rosso è un grassone con la faccia da maiale, a primo acchito ridicolo, ma che è più cool di un divo di Hollywood, con uno charme invidiabile, nonostante la linea non perfetta, conferitogli dall’occhiale tondo, dalla sigaretta quasi perennemente tra le labbra, dal vocione (inconfondibile, di Massimo Corvo) e dall’aspetto tenebroso e ricco di mistero. Accanto a lui, molti personaggi meritano una citazione, tra cui certamente la giovane Fio Piccolo, che ha un ruolo fondamentale per lo svolgersi delle vicende e che perpetua il topos della protagonista adolescente nelle storie di Myazaki. Sarà per l’ambientazione atipica, oppure per la dimensione insolitamente realistica e pragmatica della storia (al limite del biografico), ma è difficile accomunare questo film a quelli più “riconoscibili” (e più famosi) del maestro giapponese, per quanto il tratto del disegno rimanga inconfondibile.
Sono lontani le location fantasiose o i personaggi immaginifici: in “Porco rosso” si è quasi al limite della rievocazione storica e dell’agiografia biografica, anche se l’Italia che traspare dalla matita di Myazaki non è realistica, ma presenta una ricostruzione storica, certamente minuziosa sul piano storiografico, ma che appare troppo nozionistica, con un lirismo al limite del mitologico che si denota in alcune scelte (come per esempio nel nome dell’albergo, “Alcyone”, famosa opera dannunziana).
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