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Il mio vicino Totoro

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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La recensione su Il mio vicino Totoro

di Antisistema
6 stelle

Dopo il film "Il Castello nel Cielo" riuscito a livello artistico solo in parte, ma dagli incassi più che buoni, lo Studio Ghibli può continuare la sua sopravvivenza grazie ai profitti e così Hayao Miyazaki torna dopo due anni a dirigere una nuova pellicola, "Il mio Vicino Totoro", del quale è sia autore del soggetto che della sceneggiatura. Premetto che è alquanto difficile parlare di un film così radicato nel panorama dell'animazione nipponica, visto che Totoro è in seguito divenuto il logo dello Studio Ghibli. Nel 2009 la Lucky Red decide finalmente di portare quest'opera al cinema, colmando una lacuna che durava da oramai vent'anni.

 

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Il mio vicino Totoro (1988): scena


La storia è molto labile per non dire inesistente, avente per ambientazione la campagna Giapponese degli anni '50. Due sorelle, Satsuki e Mei, si sono trasferite in un piccolo villaggio di campagna insieme al loro padre, mentre attendono la guarigione della loro madre ricoverata in ospedale. Un giorno la piccola Mei, andando nella fitta vegetazione per inseguire due spirito del bosco, finirà con l'incontrare un enorme e strano essere, a cui darà il nome di "Totoro". Soltanto Mei e Satsuki riusciranno a percepire la presenza di questa misteriosa creatura. Come potete ben intendere la storia è del tutto labile ed è un mero pretesto per parlare degli incontri delle due bambine con Totoro. La sceneggiatura francamente è a livelli molto bassi, nel senso che parte da un punto A e finisce non si sa dove, visto che ci presenta un finale aperto e che dà la sensazione di aver guardato un'ora e venti di film a vuoto.
I temi della poetica di Miyazaki vi sono, come il legame verso la natura e l'importanza delle tradizione, ma qualunque cosa abbia voluto comunicare l'autore risulta inafferrabile, perché seppur ammettiamo che vi sia un qualcosa, esso risulta sin troppo nascosto. Per tutta la durata della pellicola non si fa altro che assistere a Satsuki e Mei che giocano, saltellano e urlano senza che ciò conferisca ad entrambe uno straccio di caratterizzazione o carica alla storia. Pure il padre e la madre risultano delle figure anonime e alquanto marginali all'interno della pellicola. Insomma la narrazione è calibrata a misura di bambino, con alcune sequenze visionarie e fiabesche come l'apparizione del "Gattobus" o dello stesso Totoro, che ad un certo punto rendono labile la distinzione del confine tra realtà e fantasia.

 

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Il mio vicino Totoro (1988): scena


In tutto questo la regia di Miyazaki risulta essere nel complesso trattenuta, niente virtuosismi o sequenze memorabili che si lascino ricordare (se non la scena dell'albero che cresce, ma in quel caso la colonna sonora di Hisaishi aiuta molto), anche se la messa in scena in alcuni frangenti è da lodare.
Le animazione dello Studio Ghibli invece si dimostrano di alto livello, esaltandosi non solo nel tratteggiare la verde e lussureggiante campagna Giapponese in tutte le sfaccettature possibili (magnifica la rappresentazione di Satsuki che aspetta l'autobus sotto la pioggia) ma anche nel rappresentare Totoro in tutta la sua dolcezza con quei peli candidi e soffici dove spesso Mei e Satsuki ci si tuffano a capofitto. L'ambientazione gioca un ruolo fondamentale nel film, infatti essa ha in tutto e per tutto l'aspetto di un paesaggio "arcadico", atto a rievocare il passato dell'autore (la vicenda della madre di Satsuki e Mei riprende quel che accadde alla madre di Miyazaki malata di tubercolosi). Il paesaggio è filtrato attraverso gli occhi di Satsuki e Mei (sintomatico di ciò è il fatto che solo loro due vedano Totoro), le quali ci mostrano una realtà idillica e in netto contrasto con l'inferno che era il Giappone del dopoguerra. Si può interpretare questa scelta come la volontà dell'autore di creare un mondo tutto suo, per sfuggire dalla realtà che lo circonda, ma ciò è suffragato solo da pochi e non decisivi indizi.

 

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Il mio vicino Totoro (1988): scena


Questo lungometraggio rappresenta per un certo verso una faccia di una medesima medaglia, infatti l'altra metà era rappresentata dal film "Una Tomba per le Lucciole" di Isao Takahata (uscito in contemporanea nel 1988), che al contrario rappresentava una realtà e un Giappone devastato dagli orrori della seconda guerra mondiale, sfoggiando una regia realistica, che non esitava con i primi piani a mostrare le sofferenze dei protagonisti. Al contrario di come si possa pensare, nonostante i numerosi premi vinti dalla pellicola (come da sempre per tutti i film dello Studio Ghibli e questo non può che far pensare ad un po' di soggezione nei loro confronti da parte dei giudici), l'opera non sbancò il botteghino, vista anche la non ottima scelta di marketing che con un unico biglietto consentiva allo spettatore di vedere sia il film di Takahata che quello di Miyazaki, i quali essendo rivolti a target totalmente diversi, contribuirono ad una scarsa affluenza per entrambe le pellicole. In sostanza, "Il mio Vicino Totoro" risulterà un film piacevole per i soli fan del maestro o coloro che vogliono tornare bambini, vedendo una pellicola di scarse pretese artistiche-contenutistiche, tutti gli altri ne stiano alla larga visto che il fattore delusione è dietro l'angolo.

 

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Il mio vicino Totoro (1988): scena

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