Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film
Con qualche riserva, questo film è grazia allo stato puro: nel tocco personale del Maestro, nei colori, nei personaggi e nelle emozioni che provano gli stessi.
Pellicola animata di estrema rilevanza nella storia del cinema, Il mio vicino Totoro è tutt’ora una delle opere più famose di Hayao Miyazaki nonché dell’intero Studio Ghibli. Nel 1988, alla sua uscita nelle sale, l’impatto che il “procione gigante” ebbe sul pubblico fu talmente travolgente che il quasi neonato studio d’animazione lo fece diventare il simbolo stesso della casa di produzione. Simbolo, quello con Totoro, che anche adesso permane, esattamente come il castello di Cenerentola per la Disney o Luxo Jr. per la Pixar. La storia, ispirata al romanzo Alice nel Paese delle meraviglie di Lewis Carroll, è una commedia fantasy che vede come protagonisti due bambine e loro padre, trasferitisi dalla città in campagna per essere più vicini all’ospedale dove è ricoverata la mamma. Questa particolare motivazione Miyazaki l’ha voluta inserire perché, da giovane, sua madre era stata ricoverata in ospedale per un certo periodo. Appena arrivate nella nuova casa, le bambine vengono a contatto con spiriti che, come dice l’anziana del villaggio, si possono vedere solamente con gli occhi di chi è ancora piccolo. Totoro, lo spirito guardiano del gigantesco albero dietro la casa, prenderà in simpatia le sue nuove vicine tanto esuberanti quanto rumorose?
Come già scritto precedentemente, quest'opera è del 1988, anno nel quale l'animazione cinematografica giapponese diventa il quarto faro del cinema animato mondiale assieme a quelli dalla popolarità già consolidata di Stati Uniti d'America, URSS ed Europa (soprattutto Francia, Cecoslovacchia e Italia). Infatti, escono nelle sale cinematografiche due giganti su pellicola: Una tomba per le lucciole - ora La tomba delle lucciole - di Isao Takahata - //www.filmtv.it/playlist/693913/angolo-animazione-3-isao-takahata - e Akira di Katsuhiro Otomo. Questo duo, adesso certamente conosciuto a livello internazionale, rappresenta la chiave della spaventosa espansione in occidente e nel mondo intero dell'universo degli anime cinematografici (partita più di dieci anni prima solo tramite le serie animate). Dopo questi due lungometraggi, lo sguardo che tutti hanno verso l'animazione nipponica è sicuramente diverso, più attento, più rispettoso, in quanto si riconosce nei lavori di certi professionisti un'autorialità definita ed impegnata. Anche lo spettatore "che si vuole interrogare", "che vuole il Cinema" adesso può ritenersi soddisfatto da un mercato prima molto limitato, in cui difficilmente si potevano ricercare film inediti dalle qualità artistiche eccelse [anche perché già alcuni capolavori o quasi erano usciti negli anni Settanta e Ottanta sempre in Giappone ma non erano praticamente reperibili (Belladonna fo Sadness, 1973. Eiichi Yamamoto / Goshu Il Violoncellista, 1982. Isao Takahata / Nausicaä della Valle del vento, 1984. Hayao Miyazaki / Lamù 2: Beautiful Dreamer e Angel's Egg, 1983-1985. Mamoru Oshii / Le ali di Honnêamise, 1987. Hiroyuki Yamaga)].
Il mio vicino Totoro, importante ma decisamente più leggero dei capolavori usciti nello stesso anno, è l’opera del Maestro che più di tutte rappresenta l'equilibrio tra filosofia e pensiero socio-politico miyazakiane: i rapporti positivi e di rispetto con la natura (senza guerre, armi o maledizioni) descrivono un paesaggio e un’utopia che Miyazaki ha sempre sostenuto, ovvero una società rurale in perfetta armonia con l’ambiente, esattamente come l’isola di High Harbor in Conan il ragazzo del futuro. Per questo, anche se le tematiche non mancano (il rapporto tra sorella minore e maggiore, la critica verso il lavoro che spesso in Giappone prevale sull’unità familiare e, più rilevante di tutte, l’importanza della fantasia, del gioco e dello svago per i bambini), il quarto film di Miyazaki non può essere considerato né uno dei suoi lungometraggi più originali né un punto di arrivo della sua sfaccettata poetica, in quanto i suoi punti di forza concettuali si presentano riciclati da suoi lavori precedenti (anche da opere minori come Panda Go! Panda, sceneggiato da Miyazaki ma diretto dal collega Takahata nel 1972). Personaggi statici ma perfettamente caratterizzati, musiche buone, allegre e coinvolgenti e una suggestiva regia costituiscono un film adatto a tutte le età, il quale presenta quello che probabilmente è il più iconico fotogramma dell’intera animazione giapponese:
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l’incontro tra Satsuki e Totoro alla fermata dell’autobus del “Grande santuario di Inari”!
Ps: valutando in base 5, quindi senza attribuire mezze stelle, considero Il Mio Vicino Totoro ottimo e con difetti che non ne screditano la riuscita complessiva (3 stelle) e non un capo d'opera, ovvero un film da quattro stelle piene. Specifico tale metodo di valutazione per evitare di creare confusione tra recensione scritta e voto assegnato.
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