Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film
Monografia Hayao Miyazaki - Parte 2
Parte 1 - La Consacrazione di un Artista
Doveva essere un’eccezione.
Doveva essere l’unica incursione del regista nel mondo del cinema.
Invece Il Castello di Cagliostro si rivelò essere solo il seme da cui poi sarebbe nato uno degli artisti più amati al mondo. Dopo il successo del film tratto dal manga di Monkey Punch, Miyazaki venne assunto dalla TMS Entertainment e durante questo periodo iniziò a stendere la sceneggiatura del suo film mai realizzato: Rowlf. [1*]
Rowlf, basato su un romanzo americano scritto da Richard Corben molto amato dal regista, doveva essere la storia di un cane che veniva trasformato da un mago in un cane antropomorfo, una specie di ibrido metà Rambo e metà lupo. Il suo compito era quello di salvare una principessa dall’esercito di demoni che l’avevano rapita. Laddove il fumetto originale era pieno di violenza estrema e nudità, Miyazaki voleva tenere le atmosfere cupe ma allo stesso tempo rendere tutto adatto al pubblico giapponese che lo avrebbe visto in sala. La particolarità del fumetto originale, ovvero ciò che interessava di più al maestro nipponico, era l’ambientazione stessa. Rowlf era infatti ambientato in questo medioevo cyberpunk dove i personaggi si muovevano in un mondo che sembrava uscito dal Ciclo Bretone di arturiana memoria, ma allo stesso tempo erano presenti caratteristiche tipiche della fantascienza moderna, tra cui navi volanti, androidi e armi da fuoco. La non-realizzazione di questo film mancato è in verità ciò che ispirerà i due film successivi del regista. Nausicaä della Valle del Vento e Castello nel Cielo non solo saranno entrambi ambientato nel medioevo cyberpunk che il maestro aveva immaginato per Rowlf, ma addirittura per la realizzazione dei due film (soprattutto quello di cui parleremo in questo scritto) sono stati utilizzati molti dei concept che originariamente sarebbero dovuti comparire nell’adattamento del romanzo di Corben. Sono ancora oggi disponibili molti concept art e design Rowlf e da essi possiamo comprendere l’enorme influenza che la mancata riuscita della produzione di quel film ha avuto sull’effettivo successo di Nausicaä.
Per poter iniziare la produzione del film Miyazaki tenta di rivolgersi alla Animage, rivista giapponese il cui compito principale era quello di portare alla luce anime vecchi e nuovi alle contemporanee generazioni di spettatori. È proprio durante un’intervista per questa rivista che il regista incontrerà Toshio Suzuki, l’uomo con cui in futuro collaborerà assieme a Takahata e Tokuma per creare lo Studio Ghibli.
Quello che dovete tenere a mente è che in questo periodo Miyazaki non ha un lira. Il successo del Castello di Cagliostro gli ha portato l’attenzione di critica e pubblico, ma non quella dei produttori. Allora Suzuki, capendo il potenziale del maestro, gli consiglia di rivolgersi alla Tokuma Shoten, casa editrice della Animage, per proporre loro delle idee per un possibile film d’animazione. Qui Miyazaki incontrerà anche l’ultimo membro fondatore dello Studio Ghibli, ovvero Yasuyoshi Tokuma, fondatore della stessa Tokuma Shoten. Miyazaki si ritrovò purtroppo a dovere cancellare il progetto di Rowlf, perché la casa editrice lo trovava troppo rischioso da portare alla luce. Due sono le ragioni principali. Prima di tutto essendo basato su un romanzo e non su un manga, il pubblico giapponese non avrebbe avuto i riferimenti iconografici necessari ad approcciarsi ai personaggi. Gli anime in Giappone generalmente escono sempre in seguito alla realizzazione di un manga e all’enorme pubblicità fatta ai concept dei personaggi e al merchandising. Le Action Figures di Doraemon ad esempio erano già uscite ben prima che l’anime divenisse un fenomeno globale. Essendo Rowlf basato su un romanzo probabilmente non avrebbe avuto successo a livello commerciale, in quanto il pubblico giapponese quel personaggio non lo conosceva già. La seconda ragione è il paese di provenienza di Rowlf, ovvero gli Stati Uniti D’America. La Tokuma credeva che l’opera fosse troppo distante a livello culturale per potere essere compresa dal pubblico giapponese. Quindi tutti i progetti che Miyazaki presentò ai dirigenti furono negati e messi in un cassetto. Allora la società diede a Miyazaki un’altra possibilità, ovvero quella di creare un manga che in caso di successo sarebbe potuto divenire un film d’animazione da far uscire sul grande schermo. Stiamo parlando quindi di un manga che non nasce per rimanere sulla carta, ma per arrivare al cinema. Al regista venne concessa totale libertà creativa e da quel momento il maestro giapponese fu inondato da una marea di idee che lo portarono a realizzare non solo uno dei manga più importanti degli anni ‘80, ma anche uno dei film d’animazione più importanti di sempre: Nausicaä della Valle del Vento.
Parte 2 - Dal Manga al Film
Non bisognerebbe mai chiedere a un artista un parere sulle proprie opere, sopratutto a un genio auto-ironico come Miyazaki-san. Se chiedeste al fondatore dello Studio Ghibli il suo parere riguardo al manga di Nausicaä, la sua risposta sarebbe che l’opera soffre di “potenziale inespresso”, mentre il film è “non convincente sotto molti punti di vista”. Non credo di aver mai sentito Miyazaki dare un parere positivo su un film (non solo i suoi) in tutta la sua vita, quindi come al solito le parole di un artista devono essere prese per quello che sono, ovvero un gioco in cui il regista stesso si diverte a prenderci in giro. La realtà è che Nausicaä è un film che sfiora la perfezione, a differenza di altri film del regista che quella perfezione la raggiungono.
Il manga ha due principali ispirazioni: il ciclo bretone di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda e il mito greco di Ulisse, che viene omaggiato da Miyazaki stesso direttamente attraverso il nome della protagonista, ovvero Nausicaä, la stessa che nel mito trovò Ulisse e gli diede dimora. In un libro di mitologia greca il regista giapponese trovò infatti una descrizione del personaggio del mito greco ad opera di Bernard Evslin, dove Nausicaä veniva descritta come il personaggio umano della mitologia più vicino alla natura che la circondava.
Lo stile del manga è particolarmente movimentato e questo è probabilmente ciò che lo differenzia maggiormente dal film. I protagonisti sono sempre in pericolo e l’azione è molto più presente. Nel manga sono veramente pochi i momenti di calma e di riflessione, che invece nel film saranno molto importanti. In questo senso il manga offre una lettura più occidentale e costante, mentre il film rispecchia perfettamente i canoni giapponesi fatti di silenzi e immagini che interrompono la storia. La stessa cura nel dettaglio che possiamo trovare nel manga è di stampo quasi totalmente europeo, con particolari influenze da parte di fumettisti francesi come Hergé, autore delle Avventure di Tin Tin, e di Jean Giraud, creatore del personaggio del Tenente Blueberry e collaboratore fidato del regista Alejandro Jodorowsky. L’attenzione data da Miyazaki al movimento e alle continue variazioni nel ritmo e nel disegno, danno un respiro più cinematografico all’opera, che fino a quel momento di era visto raramente nel fumetto giapponese, fatta eccezione per Go Nagai e pochi altri.
Ma ciò che colpisce di quest’opera, che dovete assolutamente leggere anche se non siete amanti dei fumetti, è il mondo creato da Miyazaki stesso, che pur ispirandosi palesemente agli immaginari fantascientifici post-apocalittici creati da opere letterarie come Dune, riuscì comunque a portare alla luce qualcosa di mai visto prima.
Non fu enorme solamente il successo commerciale, ma anche l’influenza dell’opera stessa, che per la sua capacità di creare mondi e un’avventura dove l’epica diveniva tangibile è stata spesso paragonata al Signore degli Anelli di Tolkien e al manga La Fenice del grande Tezuka. L’obiettivo della casa di produzione di creare un’opera che potesse entrare nell’immaginario culturale giapponese e lasciare strada libera al lungometraggio era quindi perfettamente riuscito.
Non si poteva immaginare però che la seconda opera cinematografica di Miyazaki avrebbe segnato la storia dell’animazione più di quanto il manga stesso abbia segnato la storia del fumetto.
Parte 3 - La Tecnica al Servizio Dell’Arte
Per capire un’opera complessa e allo stesso tempo completa come Nausicaä dobbiamo comprendere la natura dell’autore che l’ha portata alla luce. Miyazaki è un’innovatore e in quanto tale non può creare arte senza allo stesso tempo portare avanti il mezzo attraverso cui opera. Come il manga era stato anticipatore di ogni opera fumettistica nata in seguito alla sua uscita, anche l’importanza del film omonimo nel mondo dell’animazione viene spesso sottovalutata.
Le miracolose idee di narrazione visiva e di uso dell’animazione sono varie e numerose all’interno del film, al punto che un’analisi completa di esso verrebbe fuori solo mettendo in pausa ogni 10 secondi per analizzare ampiamente ogni dettaglio, cosa ovviamente infattibile e che solo un pazzo farebbe. Ciò che invece possiamo fare è vedere cosa rende il film così impressionante ancora oggi, anche se visto con l’occhio dello spettatore degli anni 2000 abituato alla perfetta renderizzazione del computer e la patinatura del prodotto animato medio.
Ciò che desta quasi istantaneamente l’attenzione del cinefilo più attento è l’armonia tra personaggi e ambiente che gli animatori e i disegnatori sono riusciti a creare attraverso sovrapposizioni raffinate e altri trucchi nati con l’intento di ingannare l’occhio dello spettatore. Basti pensare a tutti quanti i piccoli segni e oggetti piazzati con cura all’interno della scena per restituire a chi guarda il film l’idea dell’ambiente in cui si svolgono le scene. Nella maggior parte dei casi sono piccoli dettagli ad una prima visione difficili da notare. La profondità di campo stessa e la tridimensionalità delle scenografie è spesso scandita da movimenti di macchina che seguono le animazioni e da dettagli come i detriti che si disperdono nelle scene più movimentate. Ci sono poi trovate visive meravigliose quali la sfocatura dei personaggi che si trovano davanti a un vetro e altre piccole chicche che chi è capace di apprezzare il lavoro dietro ad ogni opera d’animazione sarà di sicuro capace di cogliere. È da apprezzare poi l'utilizzo di intercalazioni attraverso cui gli animatori inseriscono più elementi supplementari per creare un’animazione più complessa e articolata. Basti pensare ai multipiani utilizzati per animare gli Ohm (gli insetti giganti proveniente dal Mar Marcio), che sono formati tutti quanti da vari disegni animati singolarmente che vengono piazzati su piani d’altezza diversi, per poi arrivare a sovrapporsi gli uni sugli altri per formare delle creature molto più realistiche e particolari [2*]. Questo utilizzo di vari mezzi dona molta più profondità (intesa come tangibilità) all’animazione, facendo sparire quella piattezza che si poteva riscontrare in alcuni film d’animazione anni ‘60/‘70.
A stupire molto è lo studio della fisica fatto per la realizzazione dell’animazione. C’è stata una profonda ricerca del realismo, che però non stona con l’atmosfera fanciullescamente ingenua dell’opera. Si è ricercata quindi la genuinità nella realizzazione delle ombre e delle acque. La cosa migliore è di sicuro la fisica del vento e il tentativo di ricreare la sensazione del volo e della brezza dell’aria. I movimenti dei vestiti toccati dal vento, le scie di condensa bianche, il vapore che esce dall’idrovolante... Ciò è puro amore verso l’animazione.
Ogni personaggio esprime vitalità, che non è presente nei movimenti (che come nella maggior parte degli anime giapponesi alle volte sono abbastanza statici) ma nei loro occhi, che sembrano contenere una vera anima, e nel modo in cui attraverso brevi gesti riescono ad esprimere un’intera gamma di emozioni variegata.
E le innovazioni non finiscono qui. Il filtro diffusore utilizzato nelle scene ambientate durante gli incendi, le vibrazioni delle armi durante i combattimenti, le panoramiche tipiche del cinema di Miyazaki...
Per non parlare poi dell’uso dei colori (come certe esplosioni alle volte siano scandite dal cambio repentino della cromia all’interno della scena) o dello studio dei cambiamenti della luce all'interno dello spazio. Nell’ultimo remake del Re Leone ci sono degli errori stupidissimi di illuminazione, come ad esempio nelle scene ambientate al cimitero degli elefanti dove a inquadrature dove il sole inquadra il viso dei personaggi ne seguono altre dove le luci puntano da tutt’altra parte. È inutile pompare all’inverosimile la fisicità degli animali e renderli più possibile vicini nell’estetica a veri esseri viventi se poi all’interno del film sono presenti una serie di errori elementari che tolgono credibilità. Invece in Nausicaä non ci sono questo tipo di errori e l’attenzione al dettaglio non fa altro che aumentare la bellezza stessa dell’opera, che anche se vista muta e accompagnata solo dalle musiche di Hisaishi (come io feci molto tempo fa) rimane comunque perfetta.
Il film è completamente fatto a mano. Nonostante alcuni studi avessero già cominciato ad alternare il computer all’animazione tradizionale, Miyazaki aveva espressamente richiesto che ogni frame fosse iniziato e concluso a mano. Come già dissi tempo fa, io apprezzo l’animazione in CGI e amo i film di studi come la Pixar e la stessa Disney moderna (quella di Zootropolis e non quella dei live action dei classici).
Molti dividono la tecnica dalla poesia del film, ma la verità è che la forma stessa è ciò che eleva l’opera d’arte. Non per nulla il cinema è considerato la poesia delle immagini. E cosa c’è di più dinamico e poetico dell'animazione dello studio Ghibli?
Parte 4 - Nichilismo Artistico
Una strana figura esce dalla nebbia ricoperta di teli, cavalcando uno strano volatile simile a un Dodo e portando una maschera per proteggersi. Il regista ci mostra quindi una soggettiva dello strano viaggiatore, che vede questa distesa di alberi morti a causa delle spore e un mulino a vento sullo sfondo [3*]. Quest’individuo cammina tra la distesa di morte e spore, entrando in una città abbandonata e coperta da una fauna sconosciuta alla conoscenza dell’uomo. Il viaggiatore solitario entra quindi in una casa, dove raccoglie una bambola, unica memoria di una civiltà ormai scomparsa. “Un altro villaggio è morto” esclama il vecchio, mentre uno stormo di creature metà volatili e metà insetti veglia su quella distesa di spore come avvoltoi che attendono la loro preda. Il viaggiatore allora se ne va, per evitare l’arrivo del Fukai (Mar Marcio). Una didascalia compare, per darci l’informazione sul tempo in cui è ambientato il film (a 1000 anni dal crollo della civiltà preindustriale) e per rivelarci dell’esistenza di questa distesa di spore e putridume che si sta continuando ad espandere e rischia di far estinguere la razza umana.
Attraverso queste poche e semplici immagini Miyazaki riesce a farci entrare subito nel suo mondo e ad affermare il suo pensiero pessimista sulla razza umana come solo i più grandi registi riescono a fare.
Il mondo di Nausicaä è una realtà dove l’essere umano è la più grande vittima degli sbagli che ha commesso e che continua a commettere. Per Miyazaki la sequela di errori commessi nel corso dell’umanità è un enorme ciclo che continua a ripetersi all’infinito, da cui si può fuggire solo grazie all’aiuto di pochi eletti che hanno compreso le reali conseguenze di tutte le decisioni edonistiche prese dall’essere umano.
Nei bellissimi titoli di testa assistiamo a un’insieme di immagini dove viene descritta la guerra che ha portato al mondo post-apocalittico che conosciamo. [4*]
Una serie di inquadrature fredde e senza speranza delle creature che hanno portato alla distruzione che conosciamo: i Titani. Giganteschi automi creati dagli esseri umani stessi al fine di distruggere e conquistare, che vengono mostrati come principale causa della caduta della civiltà. Si assiste quindi a una regressione degli usi e costumi delle società che nascono da questa era di distruzione. Il tentativo dell’uomo di superare Dio e di accentrare il potere assoluto nelle mani di pochi individui ha condotto a un’involuzione dell’umanità stessa. Una punizione divina creata dalla Madre Terra per restituire all’essere umano la consapevolezza del suo ruolo nel biosistema del pianeta.
Tutto questo è emblema della completa noncuranza della realtà che ci circonda e che permette la nostra esistenza, così come l’assoluto menefreghismo nei confronti dei nostri simili, che riconosciamo come inferiori a noi.
L’inizio del film, disegnato e immaginato da Yoshinori Kanada, è alternato anche da alcuni arazzi disegnati dallo stesso Miyazaki che ritorneranno come centro fondamentale della risoluzione ai problemi esposti dall’autore nel corso della pellicola. Questi arazzi, rappresentativi di una speranza e di un possibile ritorno all’empatia nato da una presa di consapevolezza dell’essere umano, ritornano anche nella ricerca dell’aspetto onirico della pellicola [5*]. Se nei successivi lavori Miyazaki userà l’onirismo e il metafisico come strumenti per descrivere l’animo dei suoi stessi personaggi, qui essi vengono usati come mezzo attraverso cui il regista descrive ciò che lui ha più a cuore nel rapporto tra l’uomo e la natura.
Assistiamo quindi a sequenze dove i colori si fanno più accesi e dove il giallo del grano e del sole prevalgono sul resto della scena. L’innocenza del bambino e l’empatia del puro di cuore si scontrano con l’edonismo dell’età adulta e con l’odio verso ciò che non si conosce.
La purezza dell’animo infantile che ritorna nell’età adulta solo come conseguenza di una presa di coscienza dell’uomo. Questo mondo nichilista e pessimista può essere quindi distrutto solo da una ritrovata lucidità, che nel film Miyazaki esterna attraverso la sua stessa protagonista: Nausicaä.
Parte 5 - La Ragazza dalla Veste Azzurra
Creare un personaggio come Nausicaä non è difficile solo perché molto spesso un’opera cinematografica per funzionare ha bisogno di un protagonista forte, ma anche perché dietro a questo personaggio si nasconde tutta la poetica del film. Nel creare i suoi movimenti e il suo modo di agire, parlare e relazionarsi gli autori devono quindi sempre mantenere un’attenzione ai massimi livelli, affinché un’incoerenza nella mentalità di Nausicaä non porti anche alla perdita del messaggio del film.
Invece il personaggio di Nausicaä è genuinamente perfetto. [6*]
L’obiettivo di Miyazaki era quello di creare un personaggio affascinante che potesse essere fonte d’ispirazione per lo spettatore, sia adulto che bambino, che andava a vedere il film e che potesse allo stesso tempo rimanere impresso per la sua caratterizzazione.
In questo caso si dimostra molto efficace il design della protagonista, che mostra il personaggio come una ragazza capace di illuminare l’animo di chi la guarda con un semplice sguardo.
Gli animatori hanno lavorato affinché il seno di Nausicaä avesse una sua fisica, per esprimere la sua sessualità, ma senza che ciò sfociasse nell'ammiccamento erotico.
Ovviamente il personaggio doveva essere giovane, in quanto nei canoni del cinema di Miyazaki gli anziani sono simbolo di saggezza da cui apprendere, mentre il fanciullo è colui che ha i mezzi per cambiare il mondo.
Nausicaä è innanzitutto rappresentante di un ideale. Gli ideali del personaggio riflettono in molti aspetti l’animo dello stesso Miyazaki.
Nausicaä è prima di tutto una pacifista, che vede la violenza sempre come ultima possibilità. Tuttavia davanti all’assassinio del padre avverrà l’unico scatto di brutale irrazionalità compiuto dalla ragazza, che resasi conto della terribile vendetta commessa, cercherà subito di rimediare. Laddove molti eroi moderni sarebbero scappati per ritornare a sconfiggere il cattivo in un secondo momento, Nausicaä decide fin da subito di interrompere il conflitto per evitare che altro sangue venga sparso inutilmente.
L’Ecologismo intrinseco nell’animo della protagonista ci viene fin da subito anticipato nella fascinazione con cui osserva la natura muoversi davanti a lei. I flashback onirici serviranno a mostrare come questo suo pensiero sia la natura evoluzione dell’amore che provava già da bambina, quando davanti a suoi occhi le è stata portata via una creatura che stava cercando di difendere.
Il pensiero ambientalista non è un ideale che sviluppi col passare del tempo, è una cosa che nasce dentro l’animo di chi veramente ha a cuore la realtà che lo circonda e che col passare degli anni non fa altro che rafforzarsi, man mano che si nutre la consapevolezza che la maggior parte dei danni sono causati dall’uomo e dal suo sentimento di impulsiva auto-distruzione.
Invece Nausicaä rappresenta proprio il contrario, ovvero l’atto concreto d’una presa di posizione sulla lotta contro la distruzione e l’inquinamento. Nella poetica di Miyazaki i fatti e le scelte contano più delle intenzioni e delle parole.
Parte 6 - Aviazione, Pacifismo e Natura
Nausicaä della Valle del Vento è il primo film a introdurre le tematiche ricorrenti del cinema del regista giapponese.
Da questo momento in poi i film di Miyazaki saranno riconoscibili non più solo a livello di messa in scena e tratto dei disegni, ma anche per via di messaggi e significati connotativi inseriti all’interno delle sue opere. Alcuni accuseranno più volte il regista di trattare sempre le stesse tematiche e di essere incapace di cambiare argomento. La realtà è che come disse un tempo il regista Jean Renoir:
“Ogni regista fa sempre lo stesso film, con gli stessi temi, scelte e situazioni”.
Il cinema di un autore, anche quello che ha più variato tra generi e trame, alla fine ricade sempre sugli stessi temi ricorrenti. La maturazione è in realtà quella compiuta nel modo in cui il regista racconta la storia, ma paradossalmente lo spirito con cui un autore realizza un film è sempre quello. Voi guardate i film di Kubrick e pensate che siano tutti diversi, ma alla fine c’è sempre una ricerca introspettiva nell’animo umano e dei suoi istinti. C’è in Eyes Wide Shut, c’è in Shining, c’è nel Dr. Stranamore, c’è in Arancia Meccanica, c’è in Full Metal Jacket e così via...
Allo stesso modo Miyazaki ha compiuto un percorso variegato e profondo, pur mantenendo alla fine sempre gli stessi stilemi e rigirando spesso le stesse situazioni all’interno delle sue storie. I principali temi del film sono proprio quelli a cui il regista è più legato: aviazione, antimilitarismo ed ecologismo.
L’aviazione in Nausicaä non ha un’importanza legata alla trama come in Porco Rosso, ma all’interno del film è inserita come elemento visivo che ritorna più volte nel corso dell’opera. Come ho già accennato il lavoro dietro alla fisica del volo è impressionante, ma lo è anche lo sguardo magico con cui il regista guarda al volo. Se nei film successivi l’amore di Miyazaki per l’aviazione diverrà più che palese, in questo film è percepibile dalla regia e dall’atmosfera che evocano queste scene di volo.
Il pacifismo antimilitarista del film, molto presente in molti film provenienti dal Giappone in quanto tematica molto cara a quel popolo, è presente nel film attraverso tutta la sottotrama legata allo scontro tra i due regni di Tolmechia e Pejite e all’altro segmento ambientato nella Valle del Vento che vede la ribellione dei cittadini nei confronti della regina Kushana e del suo sottoposto Kurotawa.
La guerra all’interno del film è mostrata come un futile tentativo da parte di un fronte del conflitto di sopraffare l’altra. Alla base c’è sempre il volere diventare una civiltà più avanzata e superiore rispetto alle altre, mentre i veri problemi vengono ignorati o sminuiti. Quando questi problemi si ripresentano, le società creano delle soluzioni semplici e immediate, ignorando il fatto che queste stesse soluzioni risolveranno il problema solo temporaneamente e non faranno altro che causare ulteriori danni.
Le guerre non vengono create per divergenze su come i problemi debbano essere risolti, sono i problemi che vengono mantenuti per continuare le guerre.
Il rapporto tra l’uomo e la natura, già messo in risalto dai comportamenti del personaggio nel corso del film, viene sviscerato nei bellissimo dialoghi scritti dallo stesso Miyazaki.
All’interno del film Nausicaä scopre che a mantenere in vita le piante è proprio l’acqua del Mar Marcio, che dona sopravvivenza alla natura e non fa altro che risolvere gli errori compiuti dall’umanità stessa. Esattamente come nel nostro mondo i tentativi del pianeta di risolvere i problemi causati dall’inquinamento arrecano danni agli stessi esseri umani. Nella scena ambientata nel fondale del Mar Marcio [7*], creata volutamente per assomigliare al fondo del mare, l’ambiente vive nella serenità e nella pace. La natura può sopravvivere senza l’uomo, mentre l’uomo non può sopravvivere senza la natura. Perché quest’ultima anche se ridotta in uno stato di completa distruzione riuscirà comunque a risollevarsi, mentre l’umanità una volta giunta alla sua fine cesserà di esistere. Minando l’esistenza della natura, l’uomo reca danno alla sua stessa vita. La soluzione di bruciare il Mar Marcio (metafora di quello stesso inquinamento causato dall’uomo) proposta dai vari personaggi all’interno del film è una soluzione temporanea e in quanto tale non priva di conseguenze. Ci sono però anche personaggi positivi come il giovane Asbel che fanno notare giustamente come l’uomo debba reagire all’avanzata del Mar Marcio e non può sacrificare la sua stessa vita per la salvezza degli insetti e dei funghi. Il regista inserisce quindi anche un’antitesi alla sua tesi, per far risaltare gli argomenti di entrambe le parti. Ma allo stesso tempo la violenza del fuoco non è nemmeno la soluzione più efficace per risolvere il dibattito. Perché come dice uno degli anziani della valle:
“L’eccesso di fuoco non serve a niente. Il fuoco brucia il bosco in un giorno, l’acqua e il vento impiegano cento anni a far ricrescere il bosco. Per noi sono meglio l’acqua e il vento.”
Questa è una presa di posizione di Miyazaki stesso all’interno del dibattito creato nel film. La soluzione più difficile e complessa, per quanto apparentemente fonte di duro lavoro che molti potrebbero considerare inutile, sarà sempre una soluzione migliore rispetto alla più banale scappatoia. Una presa di posizione non solo a favore dell’ambientalismo, ma anche politica, in quanto critica nei confronti delle futili soluzioni trovate dai politici contemporanei ai problemi dell’inquinamento e del surriscaldamento globale.
Miyazaki ci dice che per quanto possa essere invitante la scelta più accessibile e veloce, sarà sempre meno efficace di quella più elaborata e ragionevole.
Parte 7 - Memorie di Devastazione
Il problema è che spesso alle persone non basta una tesi. Non basta illustrare tutti i problemi e descrivere ampiamente la situazione in cui il nostro mondo si trova. La gente continua a non comprendere e ricomincia sempre a negare e a commettere gli stessi errori. Per questo magari uno spettatore potrebbe comprendere tutto quello che Miyazaki ha cercato di dire con questo capolavoro dell’animazione, ma il film alla fine con la sua leggerezza e la sua calma non l’ha scosso al punto da convincerlo a cambiare il suo stile di vita. Perché a volte è questo quello che serve all’uomo: una scossa. L’esempio recente più lampante è stata la crisi del coronavirus, che altro non è che una conseguenza di tutti gli errori compiuti dall’umanità negli ultimi decenni. Se siamo in questa situazione la colpa è solo nostra, non della natura che ha creato il virus. Come è stato già confermato dalla comunità scientifica, il Covid 19 è in grado di sopravvivere solo per via del riscaldamento globale, altrimenti sarebbe stata un’influenza come un’altra e tutto questo non sarebbe mai accaduto. Da questa tragedia mondiale quindi non possiamo fare altro che apprendere e riparare ai nostri errori. Perché a volte l’umanità deve ricevere delle bastonate in faccia per rendersi conto delle idiozie che sta compiendo. Allo stesso modo Miyazaki voleva colpire il pubblico giapponese che andava a vedere il film e l’unico modo per scuoterlo abbastanza era creare una memoria di una tragedia che loro stessi avevano vissuto. [8*]
Molti di noi occidentali vedendo il titano che nei suoi ultimi istanti di vita usa un raggio di fuoco per distruggere l’esercito di Ohm pensiamo alla potenza visiva della scena. Invece gli spettatori giapponesi vedendo quel fungo nucleare che si espande causando distruzione non rimangono affascinati, ma terrorizzati. Le immagini di distruzione causate dal titano altro non sono che una rievocazione dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Due sono i raggi di distruzione che escono dal ventre del titano come due erano le bombe atomiche che hanno ucciso milioni di vite. Per far finire una guerra costata già milioni di vite, l’uomo ha deciso di sacrificarne altre. Davanti alla distruzione che egli stessi ha creato l’umanità reagisce creando altra distruzione e recando ulteriori danni al mondo stesso che lo ospita. Il pubblico giapponese rimane quindi impietrito davanti a tali immagini, incapaci di reagire davanti a tale ricostruzione di ciò che il loro popolo ha vissuto. La civiltà giapponese non è solo molto più legata alla propria cultura e al proprio passato più di quanto noi saremo mai, è anche legata fortemente alle memorie delle proprie ferite. Laddove noi occidentali tentiamo di mascherare queste cicatrici e di vedere il lato positivo della fine di una guerra, le ferite che hanno colpito il popolo giapponese sono molte più difficili da ricucire. Una guerra dove loro stessi sono stati prima i carnefici e poi, sul finire di essa, le vittime. Quando noi occidentali vogliamo rendere omaggio alle vittime degli stermini facciamo un film incentrato su queste stragi. Non vedrete mai un film giapponese su Hiroshima, perché i giapponesi non vogliono fare la morale su come l’Occidente cattivo abbia ucciso milioni di vite. Perché loro sanno che il male che ha condotto a tutta quella morte non ha bandiera e non ha nome. Quando devono omaggiare le vittime, non lo fanno attraverso patriottici film celebrativi, ma attraverso film come Godzilla, The Whispering Star e questo Nausicaä. Film che non guardano con occhio storico a quei bombardamenti, ma che comunque riportano alla memoria la devastazione causata da essi.
Miyazaki guarda in faccia lo spettatore e gli fa comprendere le conseguenze delle azioni dell’uomo. Gli fa vedere quello che è accaduto e che continua a riaccadere, con la speranza che possa non succedere mai più. Fa sgretolare il titano in mille pezzi, perché in un mondo in cui esiste un’arma del genere, l’umanità non può vivere in pace.
In questo modo lo spettatore esce dalla sala con un brivido, dovuto anche al commovente finale dove finalmente la natura e la pace vincono sulla guerra e l’inquinamento. Un brivido finale che forse potrà convincerlo a cambiare veramente.
Conclusioni: Tentar non nuoce
“Quella persona abbigliata d’una veste azzurra, in un campo dorato verrà a discendere, riallaccerà il legame perduto con la madre terra ed infine, condurrà le genti ad un’azzurra terra incontaminata”
[9*]
Nausicaä della valle del vento è un film importante all’interno della carriera di Miyazaki in quanto ultimo film creato prima della fondazione dello Studio Ghibli. Un capolavoro considerato importante all’interno della storia del cinema non solo per la sua qualità artistica e tecnica ancora oggi di notevole impatto, ma soprattutto per le tematiche trattate, avanti anni luce non soltanto ai film d’animazione usciti in quegli anni, ma anche al cinema live-action stesso, che si rifiutava di raccontare questo tipo di storie per ragioni di natura politica. Erano gli anni ‘80 e quindi far credere alle persone che i problemi del mondo fossero tutti quanti alle spalle era diventata una consuetudine.
Il film ottenne un grande successo in giro per il mondo, ricevendo pure l’approvazione dal WWF in quanto considerata un’opera dai contenuti importanti ed educativi. Quando parlo di educazione non intendo solo quella dei bambini, ma bensì anche quella degli adulti che guardano il film.
Tutti quanti da Nausicaä non possiamo fare altro che imparare. Non dobbiamo solo ammirarlo passivamente godendoci l’esperienza e la bella storia. Dobbiamo renderci conto che quello raccontato dal film è in realtà il nostro mondo e che serve solo una semplice presa di posizione per cambiare realmente le cose.
Cambiare il proprio stile di vita è difficile e pensare al benessere dell’ambiente che ci circonda non è una cosa che tutti quanti sono disposti a fare. Per molti questa potrebbe sembrare una lotta senza futuro e dal futile risultato.
Ma tentar non nuoce, perché provare a cambiare realmente le cose e fallire è sempre meglio di non provarci e fallire lo stesso.
Grazie mille per aver letto questo scritto
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