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Cenere e diamanti

Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Cenere e diamanti

di ed wood
6 stelle

Considerato una pietra miliare della cinematografia polacca, il film di Wajda si sviluppa fra alti e bassi, penalizzato da una sceneggiatura non sempre lucida e da una regia non sempre brillante. I mediocri interpreti certo non aiutano. Per narrare una tragica storia di sangue, dettata da un insensato odio politico nel tormentato dopoguerra polacco, Wajda adotta uno stile espressionista di chiara matrice welles-iana (grandangoli, profondità di campo, chiaroscuri, inquadrature dal basso etc…), limandone gli eccessi barocchi e virtuosistici. Tale scelta ben si adatta a significare lo stato delle cose in un Paese uscito distrutto e diviso dalla guerra più devastante della Storia europea, ancora incapace (lo sarà per decenni) di trovare una forte identità politica e civile, rimanendo dunque sotto lo scacco di agguati, attentati, tradimenti, doppi giochi, strategie del terrore, derive totalitarie. Gli anti-eroi wajdani come Maciek, personaggio inizialmente mono-dimensionale che si evolve (piuttosto bruscamente) in una tragica figura dai contorni dostojevskijani, sono entità ambigue, sfuggenti, corrose da irrisolvibili dissidi interiori, dove politico e privato si scontrano inevitabilmente: l’estetica delle ombre e della distorsione visiva si adatta alla perfezione alla psicologia dei personaggi. Il problema di Wajda, in questo film, risiede semmai in un’opaca gestione dei tempi, dei toni, della suspence: mi viene da pensare che un Melville, un Becker, un Clouzot avrebbero diretto in maniera più tonica questo (comunque non impeccabile) copione. La “conversione” di Maciek si attua in un turning-point drammaturgico carico di simbolismi (i due amanti colti di fronte ad un altare con le salme delle vittime di Maciek, la deforme e mostruosa ombra della farfalla, i fuochi d’artificio a “coronare” il delitto), che però non sempre riescono a tradursi in potenti immagini metaforiche. Resta tuttavia un’opera pregevole, per la capacità di restituire l’atmosfera di un’epoca, che poi non è così distante da quella vissuta in Polonia in altre epoche (come gli anni 80 della Legge Marziale): l’atmosfera pesante e minacciosa di “Cenere e Diamanti”, appena schiarita da illusori bagordi e slanci amorosi, è la stessa dei primi film di Kieslowski, densa com’è di dilemmi morali e aberrazioni politiche.

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