Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film
Sono cenere le città polacche dopo la guerra, anche se fra questa cenere si trova qualche diamante, come quel crocefisso rovesciato dentro ad una chiesa semidistrutta. E sono cenere molte delle persone reduci da questa guerra, anche se tra loro si nasconde qualche diamante. O forse un po' tutti sono cenere e diamanti. Come Macjek, che non si sottrae all'ordine di continuare ad uccidere, anche dopo la fine della guerra contro il Nazismo. Ed è così anche Szczuka, la vittima designata. Grande merito di Wajda, quindi, è quello di avere dipinto un quadro senza utilizzare i tradizionali colori del manicheismo, tipico dei regimi. I comunisti, vincenti e tuttavia vittime, sono già vittime di un pericoloso dogmatismo, mentre i nazionalisti destrorsi, rappresentati proprio dal killer Macjek, sono preda di dubbi morali, tattici e strategici. L'ambiguità della descrizione, che in un artista che si trova ad operare all'interno di un regime costituisce indubbiamente un valore, è personificata da questo personaggio, non completamente negativo, che si riscatta anche attraverso una morte assurda, ben interpretato dallo sfortunato attore Zbigniew Cybulski secondo un'estetica che ricorda James Dean ed anticipa certi personaggi di Alain Delon.
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