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Le nozze

Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film

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La recensione su Le nozze

di Baliverna
7 stelle

Una marmaglia di personaggi che gozzoviglia ad una festa di nozze, mentre da fuori giungono strane minacce da parte di un nemico indeterminato, appena visibile fra le brume della campagna di Cracovia.

È uno dei film di Wajda che ha subito una circolazione limitatissima – non che gli altri siano stati fenomeni di massa, ma questo mi risulta pubblicato solo dalla San Paolo negli anni '90. E io, che all'epoca me ne trattenni, ne ho comprato di recente la videocassetta ancora nel cellophane, con trent'anni di ritardo.

Ebbene, in effetti è un film arduo, di quelli che vanno guardati più di una volta per essere capiti. La prima metà, con il lungo episodio della festa di nozze, mi pare risponda al desiderio del regista di mostrare un variegato spaccato umano e sociale. Sono presenti infatti inviati di classi diverse, a motivo del fatto che la sposa è una campagnola, mentre lo sposo un ricco intellettuale di città. La cifra che accomuna quasi tutti è la stupidità e l'antipatia, con tutte le variazioni possibili sul tema. E ciò a cominciare dagli sposi: lei sempliciona e oca, lui poetuncolo velleitario e borioso, e anch'egli stupido in fin dei conti.

Dopo aver presentato durante la festa un campionario di umanità poco rassicurante, in preda a frenesia, euforia ed eccessi, più che alla gioia, la pellicola cambia visibilmente tono, assumendo a poco a poco una dimensione irreale e onirica.

Ambientato attorno al 1900, pare purtuttavia che il regista intendesse parlare della Polonia del 1972, che allora si trovava sotto il giogo sovietico. Se questo era il male dall'esterno, all'interno del paese la società era malata di immobilismo e di vigliaccheria, oltre che di stupidità e piccineria. Questo, almeno, si evince dal film se vogliamo vedere l'ambientazione d'epoca come accessoria e funzionale a velare un po' il messaggio di forte critica sociale.

È un film un po' difficile, ma degno dell'autore de “I dannati di Varsavia” e”L'uomo di marmo”. Gli tolgo mezza stelletta solo per l'antipatia di tutti i personaggi, che fanno quasi desiderare un momento di sollievo dalla sgradevolezza che lasciano dentro. Ricorda un po' “Il ballo dei pompieri” di Milos Forman.

 

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