Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film
Un celebre attore muore in un tragico incidente sul set (che si era un po' andato a cercare): come sfruttare l'accaduto?
È una poco nota pellicola di un regista molto noto, che però non si merita il quasi oblio in cui è stata adagiata. Si parla di sentimenti, e del valore della vita umana davanti al mercantilismo e al cinismo latenti nell'essere umano. Ci sono coloro che li accettano e li sposano, e altri che almeno cercano di opporvisi, perché sentono che non sono degli dell'uomo.
La vicenda narrata è un episodio veramente accaduta: la morte di un celebre attore polacco sul set, durante una scena spericolata in cui doveva salire su un treno in corsa. Attorno a questo personaggio (visto pochissimo) e tragico episodio, si dipanano le vicende ad essi collegati, tra la troupe del film e le (troppe) donne coinvolte con l'attore morto.
Per conferire il suo messaggio, Wajda fa uso dell'allusione lieve, dei cenni, e della sensazione generale, e non sbatte mai i concetti in faccia. Ciò, a mio parere, aumenta sempre il valore di un'opera d'arte.
La trama, a prima vista, può sembrare di poco interesse, e procede quasi a caso, seguendo le piccole vicende dei componenti della troupe che si intersecano tra di loro. Essa tuttavia, a poco a poco, lascia dentro di noi un sottile disagio, che è anche quello di alcuni dei personaggi, i quali si ribellano davanti al cinismo di altri. In particolare, più d'uno pensa di sfruttare cinematograficamente la tragedia, facendone un film. L'addetto ai dialoghi, da parte sua, spia alcuni degli attori mentre sono impegnati in una conversazione privata, per annotare scambi di battute interessanti da inserire nel film. È ovvio trattarsi di un'indebita intrusione nella vita privata e nei sentimenti delle persone.
Qui sono alcuni settori del mondo del cinema ad essere malati di cinismo e di utilitarismo, ma il discorso certamente non è inteso solo per loro.
Il regista valorizza soprattutto le attrici (e i loro bellissimi volti), le quali hanno forse il peso maggiore nella pellicola: Elzbieta Czyzewska, Malgorzata Potocka e Beata Tyzkiewicz. Tra gli attori uomini, è da segnalare Mieczyslaw Kalenik nella parte di quello che non si rassegna a mercificare il dolore e la morte.
Una precisazione: non si parla di denaro, ma di successo di pubblico, una tentazione forse più insidiosa.
Sullo sfondo della vicenda vediamo alcuni scorci cittadini freddi e inospitali; non tanto per l'inverno, ma per lo squallore di certe anonime cittadine industriali. Le scene girate in campagna, nonostante il medesimo inverno, sono luminose e liberatorie: i campi innevati, il sole, e gli ampi spazi hanno un effetto positivo sulla nostra anima. La fotografia chiara e colorata dà il suo meglio proprio in queste scene.
L'ottima edizione in DVD de “L'uomo di marmo” del 2023 mi risulta esaurita già adesso che siamo a novembre 2024. Quindi, Andrzej Wajda è un regista che gode di un mercato ancora vivo: a quando il DVD di “Tutto in vendita”?
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