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La vita è un raccolto

Regia di Agnés Varda vedi scheda film

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La recensione su La vita è un raccolto

di alan smithee
8 stelle

locandina

La vita è un raccolto (2000): locandina

MUBI

La consuetudine della raccolta dei generi alimentari scartati dai produttori nei cicli di produzione e commercio ha una genesi persa nella notte dei tempi ed è una usanza praticata largamente ancora oggi, in epoca di recessione e povertà dilaganti. Tutto ciò diventa magia ed incanto, se nel prenderne visione ci si trova di fronte allo sguardo trasognato e poetico della grande regista belga Agnès Varda.

Su MUBI è possibile vedere La vita è un raccolto, uno dei più accorati e appassionati documentari della grande regista belga Agnès Varda, moglie di Jacques Demy, e autrice tra le più ispirate e poetiche del cinema transalpino.

Spigolare tra i campi e l’arte del riciclo e del riutilizzo

Affascinata da un quadro conservato al Museo d’Orsay incentrato sulle spigolatrici di grano, la brava regista Agnès Varda parte per un viaggio alla ricerca di una documentazione su come questa pratica sia ancora in uso presso i campi del territorio francese, e applicata non solo per i cereali, ma anzi oggi ancor più nei frutteti e nelle vigne, dopo che i proprietari hanno finito con la raccolta dei loro prodotti.

La pratica, dalle origini antichissime e pure normata dal codice civile, viene anche vista di buon occhio dalla maggior parte dei proprietari delle tenute agricole, che altrimenti vedrebbero andar sprecata una buona quantità di prodotto scartata in partenza e lasciata sui rami a marcire.

Il discorso poi si amplifica con uno sguardo ai mercati rionali e  all’usanza della “spigolatura” di ciò che resta prima che i netturbini sopraggiungano nelle piazze a ripulire le strade dai residui invenduti degli ambulanti.

Non solo imballaggi e cassette, ma anche verdure e frutta che la povera gente utilizza e ricicla per i propri bisogni nutrizionali.

Un incontro con un’ irriducibile “spigolatore” permette alla regista di fare la conoscenza di un professore che vive del cibo avanzato dopo i mercati rionali, e fornisce la propria cultura al servizio dei bisognosi e senza tetto, organizzando corsi di istruzione completamente gratuiti.

L’arte della cosiddetta “spigolatura”, quella dei cosiddetti “glaneurs”, conduce poi a una seria riflessione sulla tendenza ormai quasi abbandonata al riciclaggio e al riutilizzo di oggetti ed elettrodomestici di cui la società dei consumi determina sempre più rapidamente la maturata obsolescenza, a favore di un ciclo di vita di cose e strumentazioni  che si restringe e accorcia sempre più rapidamente. In nome di un progresso consumistico senza regole, e anche senza più alcuna poesia.

La pratica della spigolatura nasce nei campi di grano e di cereali in generale, e si estende alle coltivazioni della frutta, in un mercato che, particolarmente in questi ultimi decenni, ha costretto i produttori a scartare ciò che è buono ma non bello, privilegiando ciò che può far colpo sul consumatore, indipendentemente dal valore intrinseco.

Osservando nelle piazze francesi al termine dell’orario dei mercati rionali che tutte le città accolgono, non è stato difficile per Agnès Varda concentrarsi sull’attività di chi precede l’attività dei netturbini e ripulisce le piazze della frutta e verdura che i commercianti hanno lasciato sul campo, in quanto non più commercializzabile.

Non più vendibile, ma del tutto commestibile, ed in quanto tale frutto prezioso di chi vive nell’indigenza e nella precarietà.

Da questo spunto, un viaggio in macchina e uno nella memoria per tracciare un filo rosso attorno a una umanità sempre iniqua, ove c’è e ci sarà sempre chi ha troppo, e chi non riesce ad arrivare a fine giornata, senza il disagio di non garantire la sussistenza per sé ed i propri cari.

Il racconto filmato della Varda si circonda della sua profonda umanità, mentre lei appare fuggevolmente o la si sente discorrere nelle interviste con la gente dei luoghi visitati.

Fantastico e tenerissimo il momento in cui la regista filma gli spigolatori di patate, divenendo essa stessa una di loro e concentrandosi sulla raccolta delle patate a forma di cuore, giudicate non conformi e non vendibili. Lasciate come dono provvidenziale a chi si dedica a questa antica attività di approvvigionamento di scorte alimentari.

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