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Flic story

Regia di Jacques Deray vedi scheda film

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La recensione su Flic story

di Baliverna
7 stelle

Un pericoloso criminale è scappato di prigione, e ora semina morti come le briciole di Pollicino. La polizia si mette in moto, ma per motivi di immagine e di relazioni sociali, più che ideali.

Nella prima parte si ha davvero la sensazione di trovarsi davanti a del grande cinema, fino circa all'incursione della polizia nel condominio. Poi il film, però, cigola un po', scarroccia un tantino, e la parte centrale risente di una certa stagnazione, a base di dialoghi non sempre felicissimi. Una buona sequenza, tuttavia, è certamente quella dentro e fuori la trattoria di campagna, dove la suspense che si viene a creare non è poca.

La regia di Deray è buona, compresi i lenti e fluidi movimenti di macchina, quindi e la sceneggiatura che in qualche passo è poco scorrevole. Di lui ho visto e apprezzato anche “Morti sospette”, che latita dal piccolo schermo da troppo tempo.

Quanto agli attori, Delon mi ha convinto con la sua interpretazione ricca di sfumature, mentre Trintignant mi è sembrato statico ed esangue, elementi che la freddezza e spietatezza del suo personaggio non giustificano fino in fondo. Mi è piaciuto però l'attore (di cui non so il nome) la moglie del cui personaggio è ricoverata nel sanatorio di campagna.

In generale, la polizia non sembra trovarsi su un piano così diverso rispetto a quello dei criminali, tra informatori, trucchi, ricatti e pestaggi in sede di interrogatorio. Se i delinquenti di piccolo taglio vengono comprensibilmente usati e lasciati correre per prendere i pesci grossi, questi ultimi, tuttavia, finiscono per fraternizzare con la polizia una volta arrestati, in modo francamente eccessivo. Su questo tema, si innesta quello del sottile fascino che proprio i più malvagi esercitano, specie sulle donne (ma sugli uomini sembrano comunque provocare una specie di bonomia...). Buisson, con i suoi 36 omicidi, molti dei quali inutili uccisioni praticamente per sadismo, non provoca ribrezzo praticamente in nessuno, e fa quasi la figura del simpatico o del delinquente nobile.

La pellicola rimane comunque un bel film, esemplare di un genere in cui i francesi sono sempre andati forte.

 

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