Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Tavernier ha una sua cifra stilistica e già in questo terzo lungometraggio del regista e sceneggiatore è possibile cogliere i suoi tratti distintivi. Al di là della buona fotografia e della certosina cura dei dettagli, il regista non manca di spostare il fuoco dell'azione su aspetti sociali e collaterali. Qui non è tanto in discussione l'ambito giudiziario quanto la moralità. Il protagonista proclama la sua pazzia e pretende pertanto che siano incriminati coloro che l'hanno lasciato a piede libero essendo nella condizione di trattenerlo e capire i suoi problemi psicologici. Di contro il giudice, interpretato dall'ottimo Noiret, ha una parvenza di candore morale ma mostrerà allo spettatore che è lui la bestia più immonda perché si macchia degli stessi identici crimini (stupro e omicidio) senza per questo finire sulla graticola. Un quadro intrigrante che offre spunto alla riflessione condito sempre e comunque con dialoghi molto articolati ed una colonna sonora originale di tutto rispetto (vincitrice del premio César). Sicuramente consigliato anche se non è per tutti i palati a causa anche delle oltre due ore di minutaggio.
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