Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Dalla vicenda vera dell'ex-militare,anarchico e simpatizzante socialista Joseph Vacher,qui chiamato Bouvier,nella Francia di fine XIX secolo,vagò per le campagne transalpine scannando giovani pastorelli e pastorelle,la terza regia di Bertrand Tavernier,che ricostruisce la faccenda,basando i due terzi del racconto sul rapporto tra l'omicida,che descrive oscillante tra crisi mistiche e furori contestatori,e il magistrato Rousseau,che instaura con lui un dialogo robusto.Se il detenuto,stimolato anche dalle maniere bonarie e dall'apparente condiscendenza del magistrato,spera in una clemenza finale,l'uomo di legge in realtà lascia sfogare l'altro per individuare la falla nell'infermità mentale,aspettando il momento giusto per mandarlo alla ghigliottina.Entrambi gli uomini hanno un rapporto contrastato e turbolento con l'altro sesso,e se uno appunto è aggredisce,stupra e uccide,l'altro,mammone e incapace di corteggiare come si deve una signora,compirà un gesto non meno ignobile con la stessa.Fotografato con eleganza,allestito con cura,"Il giudice e l'assassino" è un dramma storico-giudiziario interessante,con due attori d'alta categoria quali Galabru e Noiret a darsi la battuta,sferzante quando ci vuole,con comprimari non meno importanti come la Huppert e Brialy:su un dilemma etico (se è condannabile un assassino,reo di aver distrutto giovani vite,eticamente come va reputato un uomo chiamato a giudicare,che abusa della fiducia di un imputato per blindarne la colpevolezza?),in un quadro di cambiamenti storici e idealistici ,visto che sono in dirittura d'arrivo le scalpitanti idee socialiste,un testo complesso e ben gestito,sia a livello di sceneggiatura,che di regia.
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