Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
A mia memoria difficilmente ho trovato degli esordi dietro la macchina da presa cosi'maturi e stilisticamente riusciti.Il primo film di Tavernier pur partendo da una matrice letteraria importante(Simenon in uno dei romanzi non maigrettiani) si inserisce nel solco di quei film che riescono a narrare senza troppe ipocrisie l'inquietudine che percorre la provincia francese,genere di film in cui Chabrol puo'essere considerato maestro.Qui si parte nel quartiere di Lione citato nel titolo,quartiere assai tranquillo in cui il protagonista(un placido e disteso Noiret) lavora nella sua bottega di orlogiaio,discute del piu'e del meno con i suoi amici e vive una routine quotidiana monotona nella sua ordinarieta'.Fino a che gli piomba tra capo e collo la notizia che suo figlio assieme alla sua fidanzatina ha ucciso un poco di buono.A questo punto tutte le certezze crollano d'un colpo solo e Michel,l'orologiaio, si accorge di non aver mai avuto un rapporto degno di questo nome col figlio,di non conoscerlo affatto,di aver vissuto sempre sotto lo stesso tetto eppure come se i due fossero su pianeti diversi.E il film narra della progressiva conoscenza che il placido orologiaio fa del mondo del figlio e del suo orgoglio paterno,del suo mettersi dalla parte del figlio quando il giovane sceglie di avere una condanna piu'severa per non disonorare la ragazza.E questo permette il riavvicinamento dei due.La materia trattata è assai volatile,si parla di recuperare un rapporto con un figlio con cui non si è mai condiviso nulla,si parla di sfumature,di sentimenti,magari anche di scelte d'onore che risulta difficile concepire al giorno d'oggi ma l'ambientazione provinciale e la strepitosa prova attoriale di Noiret e Rochefort innalzano di quel quid il livello della pellicola.Stupisce anche la rotondita'stilistica del film e stupisce che sia di fatto un esordio....
ok
non male
bella la figura del commissario...
prova eccellente
ottimo esordio
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