Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Ottimo esordio di Tavernier alla direzione di un lungometraggio. Trasportando nella sua nativa Lione un romanzo non megrettiano di Simenon originariamente ambientato in America, il regista ci dà, con la collaborazione dei due sceneggiatori veterani veterani Jean Aurenche e Pierre Bost, uno sguardo acuto e caustico sulla provincia francese, così poco frequentata dal cinema di papà, e invece popolata di personaggi vivi e contraddittori come l'Edouard (interpretato da Bertheau, attore carissimo a Buñuel), che inneggia alla pena di morte in diretta televisiva e sbeffeggia la manifestazione delle prostitute. E soprattutto come il tranquillo orologiaio, gaudente e compagnone, che all'inizio stenta a comprendere i contorni della tragedia che gli sta deflagrando tra le mani. Ma attraverso un processo di maturazione, il borghese piccolo piccolo Michel Descombes, interpretato da un Philippe Noiret (recentememnte scomparso ma già abbondantemente rimpianto) intensissimo pur nel suo senso della misura, saprà riconquistare la fiducia e la stima del figlio, pur nell'amarezza di non essere riuscito ad evitargli una pesante condanna in tribunale. Questo rimpianto è il prezzo da pagare per la ritrovata consapevolezza e gioia di avere imparato, nella lontananza forzata dalla latitanza, a conoscere il figlio fino ad identificarsi con lui.
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