Regia di Jacques Tati vedi scheda film
Metà nostalgia metà festa, metacinema e metateatro.
Il circo è tutto e tutto è un circo nell’ultimo film di Tati, il regista che ha saputo distillare la sua visione del mondo in pochi film. Lo spettacolo circense riassume ogni forma di riproduzione per il pubblico che attivo partecipa al divertimento senza tradire mai del tutto la sensazione di assistere ad un documentario di una rappresentazione in presa diretta. Il circo del nostro non ha pareti è trasparente colorato e illuminato. La cultura stanziale del circo francese diventa cinema fatto per divertire e impressionare bambini piccoli e grandi contenti di ridere senza i problemi della vita che fuori li aspettano senza rete o materasso. La magia infantile ma sincera di questi spettacoli oggi non può più esserlo perché replicata ventiquattro ore su ventiquattro nella parata quotidiana di talent senza talento e di infanti sempre meno infantili. È bello tuffarsi nella genuinità comica del nostro che con la sua goffaggine e timidezza ci ha mostrato dove siamo arrivati. Quando non c’è differenza tra dentro e fuori fra un circo stanziale e un circo itinerante che entra dovunque oggi come spettacolo televisivo da dare sempre e comunque in pasto ad un pubblico che non può scegliere. La parata di Tati è un’ atto d’amore verso una manifestazione basilare da cui partire per conquistare un pubblico elementare libero veramente fino alla fine di giocare con tutto. Quando la musica finisce e le luci si spengono si deve ricominciare a pensare. Opera che parte dal Fellini clownesco e finisce come speranza di salvare l’innocenza di questo mondo semplice e puro.
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