Regia di Alain Tanner vedi scheda film
Quattro coppie unite tra loro in diverso modo. Otto persone i cui nomi iniziano tutti con le stesse lettere (ma) e che il caso ha, per un breve ma intenso periodo, riunito intorno a una tavola imbandita. Otto personalità a diverso modo anticonformiste e a diverso modo partecipi della stessa speranza di cambiamento. Marguerite (Dominique Labouriere) e Marcel (Roger Jendly) sono i proprietari di un'azienda agricola gestita secondo criteri ecologisti ubicata in uno dei rari angoli rurali rimasti nella città di Ginevra: lei e pragmatica e rappresenta l'agire utilitaristico, lui è un animalista che vive un rapporto simbiotico con la natura che lo circonda. Mathieu (Rufus) lavora da loro e sogna di educare alla bellezza le nuove generazioni mentre la moglie Mathilde (MYriam Boyer) è l'amore materno vissuto come ragione di vita. Poi ci sono Max (Jean-Luc Bideau), la militanza costretta dal corso degli eventi a tirare i remi in barca, e la compagna Madeleine (Myriam Mèzières), che sogna l'India e rappresenta la possibile fuga verso altri lidi culturali. Infine c'è Marco (Jacques Denis), l'insegnante di storia "non ufficiale"che rappresenta il pensiero critico, a cui si lega sentimentalmente Marie (Miou-Miou), una frontaliera costretta a tornare in Francia per la notte e che viene arrestata perchè lavorando come cassiera in un supermercato ginevrino praticava lauti sconti ai più poveri.
Otto persone che nel mentre vivono e subiscono la realtà fattuale, ne immaginano un'altra desiderata (passaggio questo rigorosamente in bianco e in nero). Otto personalità assolutamente coinvolte nel loro contingente, otto anime che Mathieu cercherà di riunire in un'unica entità personificata per "stringere insieme i nostri desideri e farne una leva". Ed è proprio Jonas, il bambino che avrà vent'anni nel 2000 e che tutto il gruppo adotta spiritualmente come figlio, quest'essere che armonizza in se tutti i loro temperamenti e che vivifica con nuova linfa la speranza in un mondo migliore. La nozione di tempo è un aspetto centrale del film e lo percorre per conferirgli il senso di un luogo inghiottito in un presente che non ha saputo trarre i giusti insegnamenti dal passato per pensare a un futuro migliore. Quel tempo che, come dice Marco agli alunni in una delle sue originalissime lezioni di storia, ci voleva "per passare attraverso i buchi che fanno i profeti per guardare il futuro che sono gli stessi attraverso i quali gli storici guardano ai modelli del passato". Il tempo rigidamente regolamentato che non consente di fare profitto dell' esperienza storica perchè "il meglio tutte le volte si butta via", come dice Mathieu. Il tempo che non basta mai dunque, quello compresso in una società iper veloce, che ha ridotto l'uomo ad accettare tutto docilmente, che ha ucciso gli spazi per la dovuta riflessione critica sul presente, la lentezza per godersi i piaceri della natura. Non mancano i riferimenti biblici come Jona, il cui vissuto dentro quella balena tante volte evocata negli appassionati racconti di Marcel, rappresenta nella tradizione ebraica il viaggio verso la conoscenza di altri mondi. O come il parto di Mathilde che darà alla luce un bambino che tutti avvertono come un'entità superiore. "Jonas che avrà vent'anni nel 2000" è un film pervaso da un fascino sorprendentemente unico. Non privo di complessità, è avvolto da una patina di soave leggerezza che lo fa scorrere senza stancare mai. Anche se è marchiato a fuoco dai sogni rivoluzionari di ragazzi imbevuti dei moti sessantottini e non si contano le invettive anticapitaliste, è privo tanto della pesantezza tipica di certo cinema militante, quanto del didascalismo moralizzante. La regia di Tanner scivola che è una meraviglia tra le vite degli otto protagonisti, delineando con grande precisione le personalità di uomini e donne ancora capaci di investire nei sogni. E' un inno alla speranza in un mondo migliore che non deve mai essere persa. Oggi come allora. Capolavoro da restituire alla luce.
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