Regia di Humberto Solas vedi scheda film
Il cinema cubano è pochissimo noto in Italia, ma ha prodotto alcuni piccoli gioielli che meriterebbero di conquistare un pubblico anche da noi: il 1968 è stato probabilmente l'anno di punta con due film che possono essere considerati capolavori, "Memorie del sottosviluppo" di Tomas Gutierrez Alea, opera intellettuale e innovatrice sul piano del linguaggio, e questo "Lucia" di Humberto Solas, vasto affresco in tre episodi distinti sulla condizione femminile nell'isola caraibica in tre momenti cruciali della sua Storia, da fine Ottocento fino agli anni Trenta e poi Sessanta. Il primo episodio vede una nobildonna zitella innamorarsi perdutamente di uno spasimante proveniente dalla Spagna, che in realtà approfitta della loro relazione per guidare un'operazione repressiva contro i ribelli a cui è legato il fratello della donna; l'influenza di "Senso" di Visconti è scoperta e riconosciuta dallo stesso regista, che qui ricorre a soluzioni fortemente melodrammatiche e ad un linguaggio barocco, esagitato, visivamente ridondante pur nell'eleganza delle composizioni plastiche (c'è una scena di stupro di suore che è molto cruda e darà fastidio al pubblico più conservatore). La seconda donna, sempre chiamata Lucia, ama Aldo, uno dei leader del movimento ribelle contro la dittatura di Machado che viene sovvertita nel corso dell'episodio, ma quel che seguirà lascerà l'amaro in bocca agli stessi oppositori e l'episodio termina su una nota amara e sconsolata; infine un’ultima Lucia nel “196?” (il punto interrogativo indica forse la vaghezza dell’ambientazione in termini storico-sociali) che ama appassionatamente il suo Tomas con cui si è appena sposata, ma deve subire la gelosia ossessiva di quest’ultimo che non le permette di lavorare fuori e arriva a murarla in casa perché schiavo di una concezione retrograda e sessista dei rapporti coniugali, che la Rivoluzione dovrebbe contribuire a spazzare via. Stilisticamente assai eterogeneo, il film è un tour de force registico in cui ci sono molti pezzi di bravura, ma personalmente le note più intense e vibranti le ho trovate nel secondo episodio, con una malinconia e una disperazione che si tramutano in immagini potenti e alcune scene di sparatorie che mi hanno ricordato quelle analoghe de “Il padrino”, anche se non credo che Coppola si sia ispirato a questo film. L’ultimo episodio è una commedia definita neorealistica che getta una luce inedita sulla guerra dei sessi e il conflitto di classe e appare molto spontaneo, assolutamente non costruito, ma anche l’episodio iniziale che rifà Visconti in terra cubana mostra un’ambizione non trascurabile, se si considera che il film è il primo lungometraggio per il cinema di questo Humberto Solas, di cui da noi si è sentito ben poco parlare, con un ricorso alla macchina a mano in definitiva molto efficace. Fra le tre attrici molto buona l’interpretazione di Raquel Revuelta che “rifà” la contessa Serpieri di Alida Valli e notevole il contributo di Eslinda Nunez che ha un ruolo secondario anche nello straordinario “Memorie del sottosviluppo”.
Voto 9/10
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