Regia di Mikhail Romm vedi scheda film
La corsa dell'URSS verso la bomba atomica, per calmare i bollenti spiriti degli americani. Uno scenziato ci sta lavorando, compito ingrato e pericoloso.
Devo dire che mi aspettavo un polpettone tronfio e retorico sulle glorie del popolo sovietico, ma già quando o occhiato alcune scene ho capito che il tono era un po' diverso, e ho deciso quindi di guardarlo. E bene ho fatto.
La pellicola parla di uno scienziato dell'Unione Sovietica che lavora alla costruzione della bomba atomica, con inclusa rappresentazione dell'ambiente lavorativo in cui egli opera.
Detta così, la pellicola può suscitare un po' di fastidio per l'argomento, che certo non è dei più edificanti. Va però tenuto conto della realtà storica dell'epoca, cioè l'alito degli americani sul collo dell'URSS, i quali avevano già dato prova a tutto il mondo di avere “la bomba” e di essere pronti ad usarla. Anzi vi fu chi, alla fine degli anni '40, sussurrò al presidente Truman che forse era il caso di gettare una bomba atomica su Mosca, e di chiudere così i conti con l'Unione Sovietica; Per fortuna quello non volle. Insomma, ormai l'unico modo per evitare un epilogo del genere, era l'equilibrio degli armamenti.
La pellicola dedica inoltre molta attenzione – e forse quella maggiore – alla vita privata dello scienziato, e ai suoi problemi con la moglie. Quella, infatti, si sente ed è trascurata dal marito, perché egli è tutto preso dal suo lavoro e dal dovere di arrivare alla bomba il prima possibile.
Il film è interpretato con sensibilità e molte sfumature da Aleksej Batalov (quello di “Volano le cicogne” e “Mosca non crede alle lacrime”), ma è ben sostenuto da tutti gli altri attori, come Tatjana Lavrova, che interpreta la moglie.
Non posso evitare di parlare della regia di Romm. Essa è tecnicamente molto interessante, studiata, elaborata, non accessoria. Le inquadrature sono attentamente pensate, e certe possono essere lette in modo simbolico o metaforico. Anche la macchina da presa è posizionata tutt'altro che nel modo più semplice e ovvio: obliqua, dal basso verso l'alto per inquadrare i personaggi che conversano (inquadratura che amo), dolly, carrelli, campi lunghi. Il regista rende palpabile quali siano le potenzialità del mezzo cinematografico, e il valore che la creatività nel suo uso aggiunge all'opera finita. In URSS, infatti, erano molti quelli che arrivavano alla regia dopo la scuola di cinema, perché un indirizzo bisogna pur scegliere, e venivano poi messi a dirigere pellicole senza voglia e senza vocazione.
Anche la direzione degli attori è attenta ai dettagli e agli stati d'animo. Nessuno recita in modo teatrale o sopra le righe; anzi, ognuno interpreta il proprio ruolo in modo misurato e quasi trattenuto, raggiungendo così i migliori risultati quanto a realismo.
Consiglio questa pellicola a tutti gli amanti del cinema come arte tecnica, oltre che a coloro che sono interessanti all'argomento stesso della corsa agli armamenti, in una prospettiva insolita.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta