Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Un film che cattura sin dalle prime immagini e mi ha letteralmente incantato durante la visione, che non richiede altro che di abbandonarsi e lasciarsi trasportare indietro nel tempo.
La scenografia appare molto stilizzata e artificiosa, ma ha un fascino incredibile e permette di immergersi nel Medioevo (in particolare tra il XII e XIII secolo, quando Chrétien de Troyes scrisse Perceval e il poema ebbe maggior diffusione), molto più di certi film con ambizioni di realismo. Si può immaginare di essere in una corte medievale e sentir narrare e cantare le gesta di Perceval da dei menestrelli.
Esteticamente ci sono tanti richiami all’arte medievale e specialmente alle miniature, sia nelle proporzioni irrealistiche tra personaggi e architetture, che nelle pose dei personaggi e i gesti delle mani, così come le immagini delle dame che osservano duelli e tornei dalle mura, nulla è lasciato al caso e c’è una grande ricerca per riprodurre lo stile iconografico medievale. Anche le musiche e i canti sono presi da composizioni del XII-XIII secolo con i testi modificati per raccontare la storia di Perceval.
Come già mi era parso per “Gli amori di Astrea e Celadon”, penso che Rohmer avesse una grande abilità nel cogliere lo spirito e il gusto dell’epoca in cui le opere che dirigeva erano state scritte e nel riuscire a riproporli sul grande schermo.
La scelta del finale è suggestiva nell’immedesimare Perceval con la figura di Cristo, che penso simboleggi bene il percorso di redenzione del cavaliere, che nel poema resta appena abbozzato..
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