Regia di Alain Resnais vedi scheda film
E' un lavoro difficile, questo Je t'aime je t'aime, che idealmente riporta Resnais agli esordi, a quel dittico Hiroshima/Marienbad che tutto puntava sull'atmosfera onirica della messa in scena, slegando gli eventi da qualsiasi prospettiva spazio-temporale. Qui, come in Marienbad, il punto d'arrivo della storia è l'anno precedente: tutto ciò che è trascorso nel frattempo diviene, per il protagonista, eterno presente. Come in un interminabile delirio vediamo così alternarsi i recenti ricordi della vita di Claude Ridder; curiosamente il nome è lo stesso che Resnais scelse nel 1967 (l'anno prima!) per il suo episodio contenuto nel film collettivo Lontano dal Vietnam - ma gli attori sono differenti e gli stessi personaggi non hanno granchè in comune fra loro. Intrappolato in un vortice della memoria che si fa sempre più disturbante, ansiogeno, come una spirale di parole, gesti e persone inarrestabilmente concatenate dall'anarchico flusso del pensiero, Ridder ritrova la sua dimensione al raggiungimento della scena del suo tentato suicidio; all'inizio della pellicola aveva dichiarato che lo rifarebbe: forse questa è la volta buona? Je t'aime je t'aime - scritto con Jacques Sternberg - è il quinto lungometraggio di Resnais ed ormai il regista ha già conquistato fama e dimensione autoriale; inaspettatamente però andrà incontro, con questo film, ad un clamoroso fiasco e deciderà di rimanere lontano dalle scene per qualche anno. Effettivamente è innegabile che si tratti di un'opera dalle alte pretese, non tutte concretizzate. 6/10.
Claude Ridder ha appena tentato il suicidio; sopravvissuto, viene condotto in un laboratorio scientifico in cui è pronta per lui una proposta: tornare indietro nel tempo di un anno grazie ad una macchina in fase di sperimentazione. Accetta e si ritrova a vagare in un flusso di momenti del suo recente passato: esperienze sentimentali, di lavoro, occasioni felici e infine anche l'istante in cui si è sparato.
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