Regia di Jean Renoir vedi scheda film
Lo dico subito; a Renoir, secondo me, questa versione del dr. Jeckil è uscita un po'male. Siamo in Francia nella villa di campagna di un famoso psichiatra. Qui il dr. Cordelier si è ritirato per portare avanti i suoi studi sull'animo umano. La domanda è, si può scindere ciò che è buono da ciò che cattivo? Ed ecco scaturire Hyde, che qui si chiama Opale, ebbro di sensazioni forti e privo di scrupoli morali. La parte razionale, rappresentata dal Cordelier, deve cedere all'uomo nuovo e liberato. Renoir ha prosciugato il racconto e i suoi innumerevoli adattamenti da ogni ombra espressionista e ha castigato gli interpreti chiamandoli a una non-recitazione, che li fa sembrare tutti abbastanza insulsi. Di conseguenza il film pende tutto dalle parti di Jean-Louis Barrault che, nel tentativo di rappresentare la selvaggia energia di Opale, si muove come un giocattolo a molla, stagliandosi nettamente su uno sfondo quasi immobile. Raramente al cinema avevo visto un personaggio così selvaggio e minaccioso, ma alla lunga, anche a causa del trucco un po'sconcertante, la performance sfiora la parodia. La frase finale “Non è forse a Coredelier che è toccato il ruolo migliore” suona come una frecciata al moralismo che soffoca i desideri inopportuni o li condanna pubblicamente negli altri per meglio coltivarli in privato.
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