Regia di Jean Renoir vedi scheda film
Tragedia fra emigrati italiani e spagnoli in Francia: Toni intende sposare Josefa, ma questa sposa Albert, cinico e prepotente che l'ha sedotta, mentre Toni sposa la sua affittacamere Marie, che lo ama ma poi per gelosia tenta di uccidersi e lo scaccia di casa. Toni va a vivere nei boschi, sperando di riprendersi Josefa; questa in una lite uccide il marito; Toni se ne accusa, tenta la fuga e viene ucciso, mentre Josefa a sua volta si era costituita.
La vicenda è impostata (volutamente, come Renoir ama) in modo teatrale, dominata da un destino cui gli uomini sono soggetti come marionette: le passioni non sono giustificate né analizzate né approfondite. Qui è innegabile l'influsso su Ossessione e su Rocco e i suoi fratelli di Visconti, che ha partecipato alle riprese, ma senza le ossessioni di Visconti. L'attrazione che Toni prova per Josefa è data per scontata, ma non spiegata: non c'è gelosia, né desiderio, né "innamoramento" visibile, come non c'è tormento nella gelosia di Marie e nel suo tentativo di suicidio, compiuto con la stessa indifferenza con cui Josefa cede ad Albert e poi lo uccide o Toni si costituisce. Ma questi "pudori espressivi" (tipo "la disgraziata rispose") sono efficaci se rari e preparati dal contesto, non se sono sistematici. Il teatro (e la tragedia greca in particolare) motiva e approfondisce le passioni, anche se le isola; Renoir sembra dire che solo a teatro ciò può avvenire, mentre nella vita reale non c'è libertà né approfondimento drammatico. Anche la conclusione è sempre casuale, la morte non ha un senso, le scelte di vita neppure...
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