Regia di Jean Renoir vedi scheda film
Della sua versione della flaubertiana Madame Bovary, Jean Renoir disse che era noiosa. D’altronde il produttore scorciò le sue originali tre ore e dieci a minuti a poco più di un’ora e quaranta – praticamente l’ha massacrato. Probabilmente non vedrò mai l’originale; e non potrò mai constatare se veramente quell’edizione lunga era migliore di questa riduzione. L’handicap maggiore, infatti, sta proprio nella eccessiva rapidità della narrazione, frettolosa e troppo essenziale. Allo stesso tempo, l’essenzialità narrativa non si associa ad una sveltezza nella messinscena, questa piuttosto fredda ed asettica. Di matrice teatrale, ne conserva l’essenza del romanzo di Flaubert, ma al contempo è privo della silente potenza che trasmetteva l’autore su carta. Noioso? Anche sì, soprattutto lascia un po’ indifferenti. Che è il peggio per un film, specie se ambisce a raccontare una storia così ariosa e psicologica. Certo, il romanzo non brilla per fluidità, ma la monotonia è la cifra capitale di quel determinato tipo di pagina scritta: in questo adattamento (tra l’altro fedelissimo e scrupoloso), Renoir sembra non coglierlo, ma probabilmente non è colpa sua. E sospetto che l’edizione di centonovanta minuti sia più convincente.
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