Regia di Jean Renoir vedi scheda film
Dichiarata allegoria della morale borghese, La cagna è un film che parte da una situazione di equilibrio - pur instabile - e ad un equilibrio finale giunge, sia pure dopo avere sconvolto qualsiasi assetto precedentemente esistente. La vita del cassiere Legrand segue i dettami di una piatta autoconversazione pacifica, nonostante l'odio verso la moglie e verso il lavoro; la sua realizzazione giunge attraverso la pittura, che pure non gli dà da vivere, anche se lui si 'racconta' pittore. L'entrata nella sua vita di Lulù è la chiave della svolta: comincia un triangolo (con il protettore di lei come terzo lato) che si snoda in parallelo a quello formato da Legrand, la moglie ed il primo marito della donna. Entrambe le figure hanno in comune questo: di essere sostanzialmente formate da rapporti puramente di forza, di interesse (anche l'amore di Legrand per Lulù è solo una speranza di evasione, poichè sa della vita che lei conduce e infatti, quando capisce di essere stato ingannato, non esita ad eliminarla). Il triangolo si accorcia: rimasti solamente Legrand ed il protettore, la giustizia 'borghese' (della società borghese, insomma) accorda una sorta di 'diritto all'innocenza' al cassiere, dietro una presunzione di onestà del tutto arbitraria, per sfavorire invece l'amorale e corrotto sfruttatore di Lulù, pur innocente per quanto riguarda i fatti a lui contestati. E' ancora una volta l'autoconservazione a dettare legge, ma questa volta in macroprospettiva. La storia è macabra ed al tempo stesso divertente, sicuramente pungente e rappresenta l'avvento del sonoro nella filmografia di Renoir. 7,5/10.
Un cassiere con l'hobby della pittura, sulla quarantina, è sposato ad una donna brutta, ma che lo mantiene, pur rinfacciandogli continuamente le virtù del suo primo marito, morto in guerra. L'uomo trova un'amante, ma è una prostituta che spera solo di estorcergli denaro. Ritorna improvvisamente il primo marito: il cassiere lo costringe a palesarsi di fronte alla moglie e, in sostanza, gliela affibbia; corre così dall'amante, che però gli rivela di non amarlo affatto: la uccide. Il tribunale incolpa il protettore della ragazza, il cassiere sottrae 2500 franchi dal posto di lavoro e, licenziato, diventa barbone.
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