Regia di Jean Renoir vedi scheda film
La cagna vive da cagna e muore come un cane. O meglio: sono i suoi uomini che la fanno vivere e morire così. A loro modo, ognuno dei due la sfrutta. Lei accetta e cerca, a sua volta, di sfruttare il pollo di turno. Più che accentuare il carattere della misoginia, “La cagna” è un film con il quale Renoir manifesta tutto il suo pessimismo sulle relazioni sociali e, prima di tutto, su quelle amorose e matrimoniali. In effetti il ménage di Legrand con sua moglie è molto più squallido di quello tra Lulù e Dedé. Certo, la ragazza è lo strumento della perdizione dei due uomini che le ruotano intorno, ma bisogna dire che i due ci mettono molto del loro per rovinarsi. E quando si trovano nei guai (Dedé ingiustamente accusato dell’unico crimine che non ha commesso, Maurice, persa la moglie tirannica ma benestante, perde anche il lavoro), il pappone esce di scena con molta maggiore dignità del contabile. Notevole la prova d’attore di Michel Simon, già ammirato nell’”Atalante”.
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