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Il fiume

Regia di Jean Renoir vedi scheda film

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La recensione su Il fiume

di steno79
9 stelle

"Il fiume" è il primo film a colori di Jean Renoir, girato in India subito dopo il suo ultimo film americano: si tratta di un'opera densa, ricca di motivi, che col passare degli anni ha attirato l'attenzione di cinefili esigenti, primo fra tutti Martin Scorsese che lo ha sempre adorato.

Un'opera dalle valenze scopertamente filosofiche, che mira alla riconciliazione dell'individuo con la sua vera essenza, seguendo in questo il pensiero orientale che a tratti ci viene esposto dalla voce off del personaggio di Harriet: la vita va accettata in tutte le sue sfaccettature, non bisogna rifiutarla ma lasciarsi sorprendere, dare il nostro contributo all'equilibrio e all'armonia universale, che ci lasceranno arricchiti interiormente. Si tratta di un film corale, con un nutrito gruppo di protagonisti, anche se Renoir dà spazio principalmente alle vicende della famiglia di Harriet, quasi tutta al femminile: ben tre giovani donne rimangono ammaliate dall'arrivo di un principe azzurro con una gamba sola, ferito gravemente durante i combattimenti della guerra appena finita, ci saranno rivalità e gelosie per la conquista del primo amore, ma l'importante è assecondare la saggezza della vita. Renoir evita di prendere posizione sulla questione coloniale che ovviamente sarebbe importante da un punto di vista socio/politico, evita anche una distinzione manichea dei personaggi in buoni e cattivi: si abbandona piuttosto all'incanto delle soluzioni figurative a cui contribuisce una fotografia pittorica curata dal fratello Claude, e sperimenta soluzioni narrative inedite come il lungo racconto drammatizzato narrato da Harriet.

Lo stile ha una modernità di tocco che non a caso influenzò i cineasti della Nouvelle vague, ma il racconto scorre davanti agli occhi dello spettatore davvero come il percorso di un fiume, con le sue piccole deviazioni, le sue pause, la riunificazione finale di tutti i motivi presenti nell'opera, e alla fine ha un sapore struggente, un'opera di riflessione e contemplazione ma anche un invito alla speranza. Nel cast molti volti a noi poco conosciuti o interpreti non professionisti fra cui Patricia Walters, decisamente a suo agio nel ruolo di Harriet, una giovane e sinuosa Adrienne Corri che molti anni dopo ritroveremo in "Arancia meccanica", uno spigliato Thomas Breen nella parte del capitano John.

Assieme alla Carrozza d'oro dell'anno successivo, probabilmente l'ultimo grande film di Renoir, ma ne dovrei visionare ancora alcuni come "French Can can" e "Il testamento del mostro".

Voto 9/10

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