Regia di Michael Reeves vedi scheda film
Inghilterra, metà del diciassettesimo secolo. L'inquisitore Matthew Hopkins è violento e malvagio: non perde occasione di accusare e perseguitare gli abitanti dei villaggi circostanti che meno gli vanno a genio. Quando decide di torturare un prete e di stuprarne la nipote, si attira le ire del fidanzato della ragazza, un ufficiale dell'esercito di Cromwell. Hopkins ha le ore contate.
Un'altra interpretazione magistrale, nella parte di un cattivo integrale, senza scrupoli, per l'immenso Vincent Price; un ruolo iconico e indubbiamente all'altezza della sua fama, peraltro, quello del Grande Inquisitore Matthew Hopkins. Realmente vissuto nel diciassettesimo secolo, Hopkins è conosciuto per aver perseguitato e torturato a morte un numero particolarmente elevato di persone; il suo braccio destro altrettanto feroce era John Stearne, personaggio che in questo film è affidato a Robert Russell, mentre non è dato sapere di ufficiali (Ian Ogilvy) dell'esercito di Cromwell che si fossero opposti alle sue crudeli angherie: il racconto di vendetta e di giustizia personale al centro della sceneggiatura de Il grande inquisitore (firmata da Tom Baker e dal regista Michael Reeves a partire da un romanzo di Ronald Bassett) è, insomma, materiale di fantasia. Ben assortita e disposta con cura in scena, naturalmente: il ritmo è discreto e l'ora e mezza o poco meno di proiezione scorre agevolmente, verso un finale forse un po' sbrigativo, ma comunque appagante. Hilary Dwyer è la protagonista femminile, mentre il cameo di Cromwell è riservato a Patrick Wymark; in un'altra particina c'è poi Wilfrid Brambell, noto anche come 'il nonno di Paul McCartney' in A hard day's night (1964). 6/10.
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