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Million Dollar Baby

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Million Dollar Baby

di sasso67
10 stelle

Dopo averne visto un pezzo qualche anno fa in televisione ed avere abbandonato la visione in modo critico, devo cambiare idea su questo film. È veramente fatto bene e costruito in modo da appassionare lo spettatore (la sceneggiatura è dell'ottimo Paul Haggis), pone all'attenzione del pubblico un problema che divide le coscienze - e lo fa senza alcun preconcetto - e infine sa schivare la trappola del sentimentalismo, in cui è sempre facile cadere, in pellicole come questa.

Da parte cattolica il film è stato apprezzato per la serietà dei temi proposti (il Centro Cattolico Cinematografico lo etichetta con la dicitura discutibile/problematico/dibattiti), come quelli del dolore e della solitudine, e per la capacità di toccare alte corde emotive, senza scivolare nel sentimentalismo, pur sollevando obiezioni sulla decisione finale presa dal protagonista. Si critica, infatti, la scelta eutanasica con la quale si conclude la narrazione di Scrap, l'anziano inserviente della palestra, che racconta la storia in una lettera alla figlia del protagonista. Questa soluzione appare, infatti, cristianamente inaccettabile e giustificata sul piano etico dalle parole dello stesso Scrap, il quale sostiene, sostanzialmente, che Maggie avesse vissuto per seguire il proprio sogno ed avesse avuto l'opportunità, grazie allo stesso allenatore, di realizzarli e che, quindi, la sua vita avesse già sviluppato un proprio senso e che quella permanenza intubata in un letto d'ospedale non fosse che un'inutile appendice di sofferenza. Per dirla in breve, la decisione di Frankie Dunn (a mio parere la migliore interpretazione di Clint Eastwood degli ultimi trent'anni) è frutto dell'incapacità di inserire la sofferenza della sua allieva in una prospettiva di trascendenza, al di fuori della quale ogni discorso sul dolore è destinato a chiudersi in un vicolo cieco. A conferma di ciò, secondo la critica cattolica, andrebbe anche il fatto che il protagonista esce di scena di nascosto, come vergognandosi, consapevole di avere compiuto un gesto moralmente sbagliato e quindi di doversi nascondere per il resto dei propri giorni.

Io apprezzo il film anche per la ragione opposta, ovvero quella di averlo concluso con un gesto di estremo coraggio da parte di un uomo anziano che, in assenza di qualsiasi copertura giuridica, si prende la responsabilità e si assume l'onere di adempiere l'estrema volontà di una giovane donna, la quale sta conducendo, su un letto d'ospedale, una vita puramente vegetativa, se non per le inenarrabili sofferenze dovute al decubito e all'infermità stessa (oltre che al vedere la cupidigia dei parenti), e che ha espressamente chiesto, anche per comportamenti concludenti, al padre putativo di porre fine a quello strazio.

Bisogna considerare, infatti, che Frankie è un cattolico praticante, sebbene problematico (piccole perplessità destano casomai le obiezioni telogiche poste da un anziano credente al prete della propria parrocchia: tutti quei dubbi non gli erano sorti prima?), e che quindi pondera bene l'idea di praticare l'eutanasia alla ragazza; tanto è vero che in un primo momento si rifiuta inorridito. Ma  il gesto di porre fine ai tormenti di Maggie, compiuto con meticolosa ritualità (che verrebbe da definire ecclesiastica), deve compiersi di nascosto perché contrario al diritto positivo, non certo rispetto ad un superiore e laico senso di umanità. E tanto è vero, anche, che Scrap, il quale nel corso della vicenda ha spesso svolto la funzione di coscienza critica del protagonista, racconta di nutrire la speranza che Frankie stia vivendo i suoi ultimi giorni in pace, da qualche parte, magari potendosi finalmente godere la sua amatissima torta al limone.

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