Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Notevole pellicola diretta da Clint Eastwood e sceneggiata da Paul Haggis. In particolare, a fare la differenza è proprio la sceneggiatura a dir poco eccellente. Personaggi (compresi quelli secondari) caratterizzati nei minimi dettagli e tutti con uno spiccato alone crepuscolare (quelli positivi) ovvero materialista (quelli negativi, tra cui i familiari della protagonista del tutto ciechi ai sogni della figlia e legati alle consuetudini dettate dalla società). Haggis infarcisce lo script di un pessimismo che mi verrebbe da definire cosmico, senza speranza (nonostante gli sforzi di tutti i vari personaggi crepuscolari). La vita viene tratteggiata come crudele e ingiusta e, in fondo, spesso è anche tale.
Tutto nella boxe funziona al contrario dice spesso il narratore, lo stesso si potrebbe dire anche nella vita sembrano sottolineare regista e sceneggiatore.
Il soggetto ispirerà varie pellicole successive, a partire dall'ottimo The Wrestler che ne mutua lo spirito di fondo, presentando la parabola discendente dell'eroe che ha la sola ragione di vita nello sport e che, caduto nella polvere, finisce abbandonato da tutti sebbene si sforzi di farsi accettare.
Di grosso calibro i monologhi di Morgan Freeman, aventi la funzione di raccordo tra le varie sequenze. A fine film si scopriranno essere le parole di una lettera dallo stesso scritta alla figlia del personaggio interpretato da Eastwood. Quest'ultimo, rifiutato per anni dalla famiglia e piegato dal dolore per la scomparsa della sua allieva (c'è una critica anche alla visione religiosa dell'eutanasia), scomparirà nel nulla lasciando nell'armadietto della palestra le centinaia di lettere che la figlia ha rispedito al mittente senza mai aprirle.
Il film si può dividere in due parti: la prima tratteggia i contorni di quella che pare essere una favola (la ragazza venuta dal nulla che, a trentuno anni, stende tutte le avversarie al primo round), poi piega in una seconda parte melodrammatica che travalica nella tragedia strappa lacrime con un finale che più triste non si potrebbe.
La colonna sonora è di spicco, altrettanto lo sono le interpretazioni di Eastwood e della Swank. Più convenzionale Freeman.
C'è una parola che si presta bene a sintetizzare il giudizio su questo film: capolavoro. Voto: 9
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