Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Frankie Gunn (Eastwood) è il gestore di una fatiscente palestra per pugili della downtown losangelina. Va a messa tutti i giorni da 23 anni, pone domande bizzarre al parroco, scrive una volta alla settimana a una figlia che non vede da una vita e che non gli risponde mai. Allena un pugile che porta a un passo dal titolo mondiale. E ha un solo amico: un ex-pugile monoculo (Freeman, giustamente premiato con l'Oscar) che ramazza in palestra e al quale è affidata la voce fuori campo del film. Il loro è il regno dei perdenti, il ritrovo dello sfrido umano. Finché un giorno non entra nella palestra una ragazza molto determinata (Swank, qui ancora ad un ruolo "maschile" dopo l'ottimo Boys don't cry), che riesce a vincere la riluttanza del vecchio Frankie e a farsi allenare da lui, fino ad arrivare a disputare il titolo dei welter nel campionato femminile. Una scorrettezza dell'avversaria le spaccherà la schiena e la lascerà per sempre immobile, proprio nel momento in cui avrebbe potuto riscattarsi da una famiglia infame che non la ha mai apprezzata. Sarà allora che chiederà al "suo" Frankie un ultimo sacrificio: quello di staccarle la spina.
Al suo 25esimo film, Clint Eastwood sale sempre più in alto nell'Olimpo dei registi che hanno fatto la storia del cinema con una storia d'amore - un amore vicario - tra perdenti, sui generis, che racconta l'incontro tra due solitudini. Film d'interni, tratto dalla raccolta di racconti di F.X. Toole Lo sfidante e sceneggiato da Paul Haggis, girato quasi tutto nella penombra dell'oscurità, controcorrente al punto di maneggiare una materia doppiamente incandescente (quella dell'eutanasia e quella della box femminile), malinconico eppure terribilmente sobrio, lirico, toccante. Oscar per film, regia, attore non protagonista. Grazie di esistere, vecchio Clint.
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