Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Con Clint Eastwood regista, ammetto di avere avuto qualche problemino a riconoscere subito la sua genialità. Mi è successo con "Gli spietati", che resta probabilmente il suo vero capolavoro, e mi successe in parte anche con "Million dollar baby", cui rimproverai un eccesso di manicheismo e una rappresentazione semplicistica e stereotipata della famiglia di Maggie. Tuttavia, anche se mi ci è voluto un po' di tempo, riconosco che il film ha delle qualità registiche e anche di scrittura così elevate da rendere tutto sommato irrilevante questo dettaglio, che evidentemente deriva da una precisa intenzione narrativa dello sceneggiatore Paul Haggis. Per il resto confermo quello che scrissi già nella versione precedente della recensione: è un'opera essenziale, da camera, sofferta e dolorosa che si pone nel territorio di una classicità alla John Ford, con una regia depurata che risulta perfettamente funzionale alla trama e interpreti bravissimi, un Clint più laconico ed espressivo che mai, una Hillary Swank di forte intensità soprattutto nella parte finale, un Morgan Freeman quintessenziale. Storia che riesce a coinvolgere anche lo spettatore che non è appassionato di boxe, sequenze pugilistiche efficacemente coreografate, voce fuori campo amministrata giudiziosamente, stile visivo che rinnova la lezione del "film noir" con grande efficacia. E un'onestà e una maturità indubbie nell'affrontare uno dei temi più spinosi come quello dell'eutanasia. Un film che resterà negli annali, per una volta gli Oscar sono stati ampiamente meritati.
voto 10/10
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