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Flashdance

Regia di Adrian Lyne vedi scheda film

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La recensione su Flashdance

di maso
7 stelle

 

"Flashdance" è un film talmente scorrevole e semplice che nel criticarlo si rischia di confondere la catena sopra la tazza del cesso con la lampadina che scarica la doccia sul corpo sinuoso di Jennifer Beals.

La maggior parte dei film che narrano la storia di una ragazza che coltiva il sogno di diventare ballerina pur essendo una umile operaia metalmeccanica di Pitsburgh sono pieni di scene introspettive pompose che enfatizzano la voce divina che spinge al sacrificio per realizzarsi, niente di tutto ciò avviene in questo film che ha invece i piedi ben saldi sul pavimento quando non si balla o non si pattina e allora Adrian Lyne può sfoggiare una regia vivacissima focalizzata sui muscoli della sua splendida protagonista, soffermarsi con garbo sulla love story che consuma con Michael Nouri, valorizzare un viso di bambina che diventa donna, concedere tanto spazio a musica e balli con mano surreale e avanguardistica vedi la break dance tramontata prestissimo e gli assoli al locale notturno con Cynthia Rhodes che è sempre uno spettacolo di agilità e bellezza da osservare colpevolmente.

Se la storia è quindi un banale compitino da due facciate di foglio a protocollo così non si può dire della luce e la regia sprigionate da Lyne, capace di rendere accogliente anche gli anfratti più freddi e squallidi di un gioiello di città come Pitsburgh e tenere viva l’attenzione dello spettatore con i singoli spezzoni della pellicola sfruttando al meglio la musica che li ricopre, non a caso questi videoclip sono più noti agli appassionati di cinema anni ottanta che il film nella sua interezza: Maniac di Mike Sembello è travolgente ancora oggi con quella fulminea frase di tapping alla chitarra che ha fatto scuola mentre la Beals in scaldamuscoli neri riempie i frames con il sudore e le contorsioni del suo corpo, Gloria di Umberto Tozzi cantata in inglese da Laura Braningan è anche più bella dell’originale ed emana un contrasto umorale ben preciso con il fallimento di Sunny sui pattini inseguita dalla stadycam di Lyne posizionata all’altezza delle caviglie, tecnica innovativa per il tempo e poi il saggio finale sulle note di “What a feeling” che sembra non passare mai di moda con la voce di Irene Cara che riallaccia “Flashdance” a “Fame” di qualche anno prima del quale sembra quasi un episodio aggiuntivo, nella scena in cui Alex visita l’accademia si osservano ballerine in tutù che storcono la bocca per l’abbigliamento urbano della ragazza ripotando alla mente il film di Parker.

L’appellativo di favolina filmata di una ballerina in bicicletta non lo abbandonerà mai ma rimane un film cult degli anni ottanta pervaso da un suo strano fascino che lo fa invecchiare molto lentamente e il sorriso della Beals fa sempre un certo effetto nonostante si sia persa per strada dopo quelle capriole immortalate da Adrian Lyne.

 

 

                    

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