Regia di Adrian Lyne vedi scheda film
"Flashdance" 40 anni dopo, cosa resta di questo fenomeno della cultura pop che fu un campione di incassi a sorpresa, ma fu maltrattato dalla critica, in primis quella americana, quando uscì sugli schermi nel 1983?
Si tratta dell'opera seconda del britannico Adrian Lyne, che poi sfonderà al box office anche con i successivi "Nove settimane e mezzo' e "Attrazione fatale", ma che non ha mai conquistato più di tanto i critici, accusato, forse non del tutto a torto, di essere un illustratore patinato di storielle da quattro soldi, con questo"Flashdance" che si impose all'attenzione del pubblico probabilmente per le tante scene di balletto girate secondo lo stile del videoclip alla Mtv che allora iniziava le sue fortune. Non si tratta certamente di un musical nel senso tradizionale del termine, tuttavia queste scene di danza restano una delle carte vincenti della pellicola, in particolare la scena conclusiva del provino di Alex con il sottofondo immortale di "What a feeling" di Moroder cantata da Irene Cara, giustamente premiata con l'Oscar alla migliore canzone, mentre fra le altre si ricordano almeno "She's a maniac" di Michael Sembello e "I'll be here where the heart is" di Kim Carnes, nonché una cover in inglese di "Gloria" cantata da Laura Branigan. Tuttavia, tolte le canzoni e le relative performance, resta una pellicola dall'andamento un po' zoppicante, un melo' con storia d'amore fra una diciottenne saldatrice di giorno e ballerina di notte e il suo capo in fabbrica, molto più grande di lei come età, relazione contrastata che però spingerà la giovane nel finale ad inseguire con determinazione i propri sogni e a non mollare.
Alla sceneggiatura di Thomas Hedley e Joe Esztheras si potrebbero muovere diverse obiezioni - fra le altre l'implausibilita' di alcuni snodi del plot, alcune scene piuttosto ridondanti come quelle in cui la protagonista va a confessarsi, ecc.- ma "Flashdance" crea il suo piccolo miracolo a partire dalla fotogenia degli attori, da riprese fortemente effettate, da una riproposizione consapevole di una serie di stereotipi, che però hanno funzionato col pubblico e lo hanno reso un fenomeno di culto. Jennifer Beals è spesso doppiata nelle scene di ballo e come attrice ha una carica drammatica ancora un po' acerba, per quanto diverse sequenze traggano la propria ragione di esistere dalla sua presenza, ma nel complesso in termini di recitazione preferisco il coprotagonista Michael Nouri, che rivedremo qualche anno dopo in "Twin Peaks", fra i caratteristi nulla di memorabile, con una buona prestazione di Kyle Heffner nel ruolo dell'aspirante comico, di cui in seguito si sono perse le tracce. Credo che più di una sufficienza "Flashdance" non possa assolutamente avere, e tra i film culto degli anni '80, resta uno di quelli invecchiati meno bene.
Voto 6/10
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