Regia di Alexander Payne vedi scheda film
Sideways sono le strade laterali della nostra vita, che matura le persone così come matura uno dei frutti più antichi della terra e anche più saporiti e belli da vedere: il grappolo d’uva.
Alexander Payne è in realtà uno scrittore: di immagini, di sentimenti, di cronache umane. Il suo modo di narrare è sempre dolce, ironico, riflessivo, che racconta di gente normale che osserva il tempo che passa. Sin dai tempi di A proposito di Schmidt e proseguendo con maggiori soddisfazioni con Paradiso amaro e con l’ultimo e bellissimo Nebraska, il mondo che filma è sempre quello dell’uomo comune che viaggia per strada e nel tempo ed è normale che quindi faccia tante riflessioni sulla sua vita che scorre via. Sideways sono le strade laterali della nostra vita, che matura le persone così come matura uno dei frutti più antichi della terra e anche più saporiti e belli da vedere: il grappolo d’uva. In effetti le strade del vino sono infinite e mentre il mosto diventa vino, Jack, un mediocre attore di fiction televisiva di medio successo, sta per sposarsi e allora il suo amico più sincero, Miles, uno scrittore sconosciuto, bruttino e divorziato ma intenditore di profumi, tannino e note floreali, gli fa un bel regalo di matrimonio: una settimana in giro per la zona vinicola di Santa Ynez Valley, nella contea di Santa Barbara in California. Viaggeranno, godranno della meravigliosa natura delle campagne vitinicole, conosceranno donne e parleranno della loro vita. Percorrendo le strade bianche conosceranno meglio se stessi.
Ancora un road movie, ancora una cinepresa a bordo di un’auto e della vita che scorre, ancora le persone semplici che abitano le storie di Payne, con ironia e riflessione, dando però la grande possibilità ad un superlativo Paul Giamatti di esprimere tutto il suo talento. Con quella faccia un po’ così, con quell’espressione di piccolo sfigato, è la maschera precisa dell’uomo medio che cerca la felicità e che forse questa volta la trova. La bellezza del viaggio, le avventure buffe dei due protagonisti, la poesia che è dentro quel nettare divino che è il vino, che necessita di essere conosciuto per essere apprezzato, sono le doti di un film leggero e malinconico, divertente e amaro. Così come è sempre nel cinema di Payne, dove c’è sempre la strada ma a percorrerla è l’uomo, con le sue debolezze, i suoi difetti e la sua semplicità. Il film è dolcemente lento, come lo stesso ritmo con cui va sorseggiato un vino di qualità. L’importante è però percorrere le strade giuste.
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