Regia di Alexander Payne vedi scheda film
visto che a quanto pare, dai giornali e dalle tivvù, è il film che non ci si deve perdere, visione di rito del sabato pomeriggio, è stata questo piccolo gioiellino. non un diamante vero, un bijoux di quelli costosi però. bisognerebbe proibire di spingere così allo sfinimento i film, perchè poi la gente va a vedere comunque e sempre quello che gli piace e che gli va. il signor payne qui in terra italica ormai ha il suo pubblico. chi ha visto e apprezzato ABOUT SCHMIDT sa che di sola commedia non trattasi, e così pure questo SIDEWAYS. il film a tratti fa venire la sensazione che si voglia far notare a tutti i costi di come sia bello il film, di come siano bravi gli attori e di come sia scritto bene. a tratti, perchè poi fortunatamente questa sgradevole sensazione sundanceiana, svanisce e fa posto ad un film che ci si gode in santa pace in una sala semi-vuota. e così si urla vendetta per PAUL GIAMATTI, l'uomo che mi piacerebbe trovarmi di fianco nel letto al mattino, con quel sorriso un pò giuggiolone, la sua panciona e le tette cadenti. i suoi peli ben pettinati sulla schiena, e i pochi capelli in testa. e vaffanculo allora a ben affleck e alla sua bellezza da cartellone pubblicitario(ma l'avete visto in quella sconcezza di pubblicità per i gioielli che faccia da stronzo di cane secco). non la dimenticherò in fretta quella sconcia cacata di PAYCHECK dove il nostro faceva da sfigata spalla a big jim. ma lasciamola per il momento alle spalle. il personaggio di miles è un personaggio che mi sento vicino. un personaggio che non è in grado di prendere la vita di petto. ha un amico, più fragile di un'ostia, che in viaggio con lui, fa invece il gradasso, lo sventrafiche e questo una settimana prima di sposarsi. ora capisco, e solo ora che sto diventando una persona solare, capisco perchè si vogliono trasferire tutti in california. certo qui vediamo la california del vino, delle aziende vinicole, di persone che si permettono un hobby "intellettuale" e non del tutto a buon mercato. mi è piaciuta molitissimo la spiegazione che miles da del perchè ama così tanto il pinot nero e non il cabernet. un vitigno che non nasce ovunque, ma solo in particolari piccole zone del pianeta. che ha bisogno di un viticoltore che ami prendersene cura e non gli pesi. mentre lo spiega a maya(una splendidamente ritrovata virginia madsen... perchè ci si permette di perdere per strada una creatura deliziosa siffatta?..) mi son sentito a disagio. invece maya lo guarda sicura, con lo sguardo fermo, e la mano su quella di miles. fossimo tutti dei cabernet, che stando a ciò che miles dice a maya, saremmo tutti forti, sicuri di noi stessi, pronti a prendere la vita per le palle e sfondare qualsiasi muro che ci si presenti dinnanzi. mi chiedo come mai l'accademy abbia preferito haden church a giamatti. giamatti è capace di certi movimenti di bocca o di occhi che sono irresistibili. tic di controllata grandezza e anche se purtroppo va un pò tutto a rotoli, il finale che scivola nell'inverno, ci regala un'espressione di paul intensa e positiva. una lettera, un chiarimento d'intenti, una mano che bussa ad una porta intanto che si è ancora in tempo e i titoli di coda. musiche bellissime che riportano agli anni 70 di california suite.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta