Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
VOTO 10/10 Bellissimo esordio alla regia del grande Satyajit Ray che, ispirandosi al neorealismo italiano e, in particolare, a "Ladri di biciclette", rivoluzionò le regole del cinema indiano, facendolo conoscere in tutto il mondo. La trama riguarda le vicende di una famiglia bengalese che deve combattere contro la povertà e le difficoltà della vita in un misero villaggio di campagna, nei primi anni del '900. E' un film emozionante per la grande capacità di osservazione degli eventi quotidiani, resi con uno stile realistico, onesto, che tende a non idealizzare le persone e gli eventi. Il ritmo è lento e maestoso e appartiene ad una visione contemplativa della vita, tipicamente orientale, in questo caso perfettamente adatta alla vicenda e al suo significato. Tutti i personaggi mostrano una loro dignità e forza interiore, anche nei casi in cui la vita li mette di fronte a scelte difficili (trovo un pò crudeli le scene in cui il personaggio della madre praticamente caccia di casa la vecchia zia Indir, costringendola ad andare a vivere presso ospiti e, conseguentemente, a trovare la morte nella foresta). Pur essendo un'opera prima, sembra di trovarci di fronte al lavoro di un grande maestro, tanto il film è ricco anche a livello visivo, con una composizione dell'immagine sempre brillante e sequenze di una bellezza quasi miracolosa (una per tutte : Apu e Durga che attraversano i campi per andare a vedere un treno che passa in lontananza). Il tutto acquista una risonanza emotiva ancor più forte grazie alle musiche di Ravi Shankar, perfettamente in armonia con le immagini, anzi insostituibili nel loro apporto melodico. Credo che nessun altro regista, a parte Orson Welles, abbia dato un film di esordio di tale maturità e bellezza, un vero e proprio capolavoro.
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